GUARDIA DI FINANZA DI VERONA: ARRESTATO UN PROMOTORE FINANZIARIO

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SONO STATI SEQUESTRATI BENI PER OLTRE 2 MILIONI DI EURO

VERONA – I finanzieri del Comando Provinciale scaligero alle prime ore del giorno hanno eseguito, su mandato della locale Autorità Giudiziaria, una misura di custodia cautelare in carcere nei confronti di un uomo, 37 anni, della provincia veronese, accusato di aver esercitato abusivamente l’attività finanziaria e di aver raggirato numerosi clienti dei quali ha “raccolto” i risparmi per oltre 2 milioni di euro.

Il provvedimento cautelare, assunto dal Gip del Tribunale di Verona, dott.ssa Giuliana Franciosi, su richiesta del Sostituto Procuratore della Repubblica, dott. Carlo Boranga, è stato emesso proprio in ragione dei chiari elementi di colpevolezza raccolti dalle Fiamme Gialle del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Verona e della Compagnia di Legnago a carico dell’uomo e del concreto rischio di reiterazione nei reati.

Con lui risultano anche indagati, seppur a piede libero, la compagna (per riciclaggio) e un suo ex collaboratore, in concorso, per alcuni dei suddetti episodi di truffa. Le indagini, condotte in sinergia dai finanzieri di Verona e Legnago, sono partite a seguito di denunce-querele, una trentina circa, sporte da altrettante persone che avevano lamentato di essere state truffate dal “proprio” promotore finanziario, il quale aveva proposto investimenti con bassi margini di rischio, quasi sempre «garantiti» da forme assicurative e, soprattutto, caratterizzati da elevati rendimenti.

Le investigazioni hanno evidenziato che l’uomo, in concreto, aveva approfittato della fiducia che molti dei malcapitati risparmiatori riponevano nella compagnia di assicurazioni a cui avevano in passato affidato i loro risparmi e presso la quale l’odierno arrestato aveva lavorato sino al 2016, prima di “mettersi in proprio”. Il “falso” broker era così riuscito ad ottenere fraudolentemente cospicue somme di denaro, in un caso anche superiori a 600 mila euro, che si era fatto bonificare su conti correnti italiani o esteri o, ancora, direttamente su conti intestati alla propria compagna.

Taluni clienti venivano addirittura periodicamente “rassicurati” circa la bontà dell’investimento con modesti versamenti di denaro, come se fossero delle vere e proprie cedole, ovvero esibendo comunicazioni bancarie indicative di cospicui guadagli sull’investimento effettuato. Allo scadere del contratto, però, allorquando gli stessi investitori chiedevano di rientrare in possesso del capitale investito, l’abusivo promotore, accampando scuse pretestuose e mandando loro l’attestazione di bonifici in realtà mai effettuati, faceva perdere le proprie tracce.