Paesi come il Senegal o l’Eritrea nella fascia dell’Africa subsahariana oppure alcuni Paesi mediorientali.
6 milioni di bambini a rischio di malnutrizione e 16 milioni a rischio di non potersi procurare cibo, oltre decine di milioni di adulti e anziani.
In questi Paesi il prezzo del grano è già aumentato di oltre il 50%. In pochi mesi raddoppierà. Livello mai raggiunto da oltre 30 anni.
L’impossibilità materiale di esportare grano da parte dell’Ucraina, a causa dei bombardamenti e dei porti bloccati, stanno causando una nuova carestia in molti Paesi poveri.
La diplomazia internazionale, oltre a negoziare la pace e corridoi umanitari per i civili ucraini bombardati, deve necessariamente negoziare anche corridoi di sopravvivenza alimentare per i Paesi poveri privi di cibo a causa della guerra.
Non vedere anche questa emergenza e pensare solo alle derrate alimentari per l’Europa o al GAS, significa aumentare le vittime indirette del conflitto, ma anche aumentare considerevolmente le migrazioni dei disperati del mondo.
L’Italia ha il dovere, nella sua qualità di ponte geografico immerso nel mediterraneo, di proporre negoziati di risoluzione del conflitto, ma anche negoziati di pace alimentare mondiale.
Auspico e chiedo che l’Italia si faccia leader di questa negoziazione.
Non possiamo tirarci indietro davanti alla sofferenza.



