Ma alla coerenza si richiamano pure Di Maio e Conte, il primo chiedendo al Movimento di non presentare una mozione ambigua sull’appartenenza dell’Italia alla Nato, visti i trattati internazionali a cui aderiamo, e poi rivendicando quella democrazia interna ai 5S che con l’ex premier al comando si sarebbe perduta.
Accuse che Conte ha respinto al mittente, definendo una stupidaggine i dubbi sulla Nato, e lasciando intendere che il ministro degli Esteri sia in partenza verso un nuovo partito. Fatto sta che nonostante il tracollo delle amministrative, invece di far quadrato e cercare di allargarsi aggregando nuovi consensi, i 5 Stelle si avviano a tagliar via un altro pezzo, di fatto lasciando il controllo al solo Conte, fermi restando i poteri statutari di Grillo che per molti però è difficile da decriptare.
In ogni caso, per un Movimento che ha rappresentato la maggiore novità politica degli ultimi decenni in Italia sarà impossibile restare autonomo tra i due poli, e nonostante il consenso di cui Conte gode ancora il rischio è di diventare una provincia del Pd. Ci si pensi bene, dunque, prima di consumare la rottura. Ricordando che non è mai troppo tardi per fare la cosa giusta.
Gaetano Pedullà



