Supporto e azioni concrete, i genitori di Giulio Regeni chiedono aiuto all’Unione europea
“Vogliamo vicinanza e giustizia con fatti concreti, si deve arrivare alla verità per nostro figlio perché sarebbe anche un modo per aiutare il popolo egiziano”. Una dichiarazione che arriva dopo l’ennesima delusione (il processo a Roma da ricominciare) di un caso arenato da anni tra tensioni diplomatiche e scarsa “collaborazione” da parte del governo egiziano.
Paola e Claudio Regeni, insieme al legale Alessandra Ballerini, hanno portato la loro testimonianza al Parlamento europeo. “In tutti questi anni abbiamo sentito solo parole e poche azioni, mentre singoli Paesi procedono secondo i loro interessi. Chiediamo un supporto con azioni che vadano oltre le parole”.
L’ultima delusione – L’appello dei genitori di Giulio è la conseguenza dell’ennesimo stop. Il processo ai quattro agenti egiziani accusati della morte del ricercatore Giulio Regeni è stato bloccato. Il 14 ottobre la Corte d’assise di Roma ha deciso di rimandare gli atti al gup.
Per la Corte, a causa della loro assenza in aula, “non si è potuto essere certi dell’effettiva conoscenza del processo da parte degli imputati, né della loro volontaria sottrazione al procedimento”. La nuova udienza sarà finalizzata a un’ulteriore ricerca dei quattro 007 egiziani coinvolti nell’inchiesta. Ma per ora tutto rimane fermo.



