I GOVERNI, LE “FEMMES FATALES” E GLI AUTUNNI CALDI

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Quanto accaduto nel 2011, al compianto Silvio Berlusconi, avrebbe dovuto rappresentare più di uno spunto di riflessione. Soprattutto, viene da chiedersi come il peggioramento qualitativo del ceto politico abbia toccato punte non immaginabili nelle precedenti fasi storiche

Partiamo da una premessa: il nostro giornale non ama praticare l’arte del gossip. Noi siamo e sempre saremo attenti osservatori rispettosi delle Istituzioni, con interventi tesi a recensire nel merito provvedimenti e decisioni di carattere ufficiale. Però, in considerazione del particolare momento contingente attraversato dall’attuale maggioranza di governo a palazzo Chigi, ci sia consentita una piccola deviazione e digressione rispetto a un sentiero per noi consolidato.

In vista, peraltro, della imminenza del vertice del G7 sulla cultura, a breve atteso in Campania e che fin d’ora ha acceso in maniera assai poco lusinghiera i riflettori del mondo che conta sull’Italia (e che conta anche rispetto alle decisioni di sottoscrivere o no, rinnovare o no l’enorme stock di debito pubblico da rifinanziare alla fine di ogni anno per 800 miliardi circa), riteniamo pertanto doveroso e necessario commentare, con somma umiltà, la vicenda che gravita intorno al non dimissionario ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano.

Le ricostruzioni dei fatti, che dovranno essere accertati nelle sedi competenti, dipingono una storia che daterebbe dal 2023 e che si sarebbe protratta fino allo scorso mese di agosto, allorquando la dottoressa Maria Rosaria Boccia, organizzatrice di eventi e imprenditrice sartoriale, ha comunicato sui propri social media che sarebbe diventata la consulente del Ministro Sangiuliano per i grandi eventi, in particolare per il G7 della cultura previsto a Pompei, città natale della signora dove lo stesso esponente del governo Meloni aveva ritirato (al pari del suo predecessore del PD Dario Franceschini) la chiave d’oro in segno di affetto e onorificenza.

La designazione della dottoressa Boccia è stata successivamente smentita dallo stesso Dicastero dei beni culturali, e dalla fine di agosto ha pertanto preso il via una telenovela, tutt’ora in corso, nella quale l’esecutivo di palazzo Chigi è letteralmente preso d’assedio dagli aggiornamenti Instagram prodotti dalla mancata consulente ministeriale, con l’obiettivo di comprovare lo stretto rapporto personale e fiduciario esistente fra lui e lei e di evidenziare come lo stesso connubio portasse alla condivisione di viaggi, missioni e documenti sensibili inclusi quelli relativi all’organizzazione del G7 cultura.

Al momento, la Premier Giorgia Meloni ha escluso le dimissioni o il dimissionamento coatto del ministro, ma da qui al 20 settembre, momento clou della riunione dei 7 grandi in Campania, tutto può ancora succedere: anche perché, secondo alcune indiscrezioni di stampa, almeno due Nazioni partecipanti avrebbero chiesto a palazzo Chigi, con una certa preoccupazione, ragguagli in merito ai livelli di sicurezza e discrezione del summit.

Ci sia consentito un parallelo poco simpatico: siamo alle porte dell’autunno, e tutti – in particolare Giorgia Meloni che all’epoca era giovane Ministro di Silvio Berlusconi – ricordiamo quello che accadde con la vicenda Ruby e la destabilizzazione, più o meno pilotata, che ne seguì sui mercati finanziari internazionali, con la dismissione e la liquidizzazione massiva dei nostri titoli di Stato.

Un governo che si appresta a varare una manovra economica socialmente difficile, con un inedito patto europeo di stabilità incombente, e con la necessità di dover collocare titoli per centinaia di miliardi di euro in un contesto di tassi d’interesse più calmierati e meno appetibili, dovrebbe tenere a mente la lezione dell’autunno del 2011. E ricordare che la prospettiva di un esecutivo tecnico è tutt’altro che teorica.

Per noi, e per chi scrive in particolare nostalgico della prima Repubblica politica, ci sia permessa una licenza: tra il 1861 e il 1987, mai nessuna femme fatale, dalla Bela Rosina a Claretta Petacci fino alle liaison attribuite a un grande della politica come Bettino Craxi, tenne in ostaggio i relativi governi.

Dir politico Alessandro Zorgniotti