È un destino avverso quello che condanna Mattarella a fare “moniti” in tempi sbagliati. O meglio: a dimenticare di farne alcuni a vantaggio di altri.
Ci chiediamo tutti come sarebbe andata a finire se, all’indomani delle dimissioni di Giuseppe Conte e del suo secondo governo, che non aveva ancora ricevuto il voto avverso delle Camere, invece di dare l’inutile e tattico “mandato esplorativo” a Fico (sapeva benissimo ciò che avrebbe fatto Renzi), avesse rimandato Conte al voto del Parlamento, accompagnandolo con quel “pungente ed efficace monito” che, invece, tenne nel cassetto riservandolo a Draghi.
Avrebbe rispettato la Costituzione, della quale è custode e, forse avrebbe svolto la funzione di Presidente di tutti gli italiani e non solo di alcuni di essi, passando alla storia come uno “al di sopra delle parti”. Invece lui “delle parti” rimase sotto. La maledizione dei moniti ritardatari o assenti continua. Ci saremmo aspettata qualche parola sui massacri in Medio Oriente, ma l’attesa è stata vana.
Invece non si è fatto attendere il paragone fra i russi che persero 26 milioni di vite per fermare un pazzo scatenato, con il pazzo scatenato che avevano fermato. Non si fece attendere da lui, un cattolico dichiarato, l’ordine ai nostri aerei di partecipare ai bombardamenti di Belgrado. E il monito non giunto sul medio oriente è stato sostituito dalla totale benedizione al riarmo. Strafottendosene di ciò che potrebbe pensare del tema il Parlamento.


