I “perché” di una visita da non mancare
FIRENZE – Il Beato Angelico (Guido di Pietro, poi fra’ Giovanni da Fiesole) è un pittore italiano nato a Vicchio nel Mugello nel 1395 e morto nel 1455 a Roma, dove è sepolto nella basilica di Santa Maria Sopra Minerva. E’ stato tra i massimi esponenti del Rinascimento italiano, primeggiando tra i maggiori artisti del Quattrocento. Le sue opere hanno segnato uno dei punti «più alti a cui sia giunta mai la pittura cristiana». Per il suo eccellente modo di esprimersi – ricco di spiritualità e devozione verso il sacro – è stato soprannominato dopo la morte “angelico”; per lui il dipingere era uno strumento per nobilitare l’uomo ed elevare l’anima al cielo.
Grazie ad un lungo lavoro di mediazione e compromessi, Firenze ha organizzato dal 26 settembre 2025 al 25 gennaio 2026 un evento eccezionale, uno straordinario progetto a lui dedicato, una grande mostra che unisce le opere custodite in città ad altre, giunte da Roma, Città del Vaticano, Torino, New York, Parigi, Washington… con la presenza di oltre 140 opere tra dipinti, disegni, miniature e sculture. L’esposizione è divisa tra due sedi: Palazzo Strozzi e Museo di San Marco, e torna a settant’anni di distanza dalla precedente rassegna monografica organizzata nel 1955.
Grazie a questo progetto sono stati possibili 28 restauri (tra questi le tavole laterali del Trittico Francescano di Santa Croce), indagini diagnostiche e la ricomposizione di cinque pale d’altare smembrate e disperse da oltre 200 anni.
Fondamentale la curatela – preparata in quattro lunghi anni di lavoro – di Carl Brandon Strehlke del Philadelphia Museum of Art, assieme ad Angelo Tartuferi, già Direttore del Museo di San Marco e Stefano Casciu, direttore regionale dei Musei nazionali della Toscana, che hanno fatto il massimo per rendere facilmente fruibile in modo razionale questo eccezionale patrimonio artistico. Diecimila visitatori solo nella prima settimana di apertura testimoniano la bontà del loro lavoro.
La mostra è realizzata grazie alla collaborazione tra Fondazione Palazzo Strozzi, Ministero della Cultura – Direzione regionale Musei nazionali Toscana e Museo di San Marco, con il patrocinio della Regione Toscana.
Suggeriamo di iniziare il percorso dalle opere in esposizione nella sede del Museo di San Marco, antico convento domenicano dove l’Angelico realizzò un ciclo di affreschi e dipinti che furono tra i primi del Rinascimento fiorentino, e proprio in San Marco (contesto unico al mondo più affine al pittore!) le sue opere giovanili si lasciano ammirare iniziando dal piano terreno attraverso il chiostro di Sant’Antonino e la Sala capitolare, per proseguire al piano superiore con le numerose celle, tutte affrescate.
Nella sede di Palazzo Strozzi sono invece presenti alcuni tra i più importanti capolavori, eseguiti anche con altri artisti e su commissione di nobili famiglie dell’epoca.
Le capacità innovative dell’opera del Beato Angelico consistono in una evoluzione ed un miglioramento dell’uso della prospettiva, l’utilizzo della luce (che sembra rafforzarsi, come arricchita da quella divina) e l’uso più “pragmatico” dello spazio e del rapporto tra le varie figure.
Tra tanta bellezza, volendo citare una sola opera, ci troviamo in forte imbarazzo; pur tuttavia merita un’attenzione particolare, per la sua unicità ed interezza di visione, la Pala di san Marco, eseguita tra il 1438 e il 1442, commissionata da Cosimo il Vecchio e Lorenzo de’ Medici per la chiesa domenicana, che raffigura episodi della vita dei santi, protettori della loro casata, Cosma e Damiano. Rimossa dalla sua sede e smembrata già nel 1678-1679, l’opera appare oggi pressoché completa, eccezionalmente ricomposta in occasione di questa mostra, con 17 delle 18 parti oggi note (l’ultima è assente per motivi conservativi).
Un altro motivo “che c’è e non si dice” perché lapalissiano, alla “Catalano di Arboriana memoria” che giustifica questa visita si trova nella stessa città di Firenze, non nei grandi centri museali e collezionistici, ma nelle “piccole” cose che quasi certamente non avete mai visitato perché poco conosciute o semplicemente considerate trascurabili, come la Biblioteca Laurenziana con la facciata e lo scalone michelangioleschi, il chiostro dello Scalzo con gli affreschi monocromi di Andrea del Sarto o il sacello Rucellai di Leon Battista Alberti conservato nel Museo Marino Marini…
Unico neo ed eventuale obiezione che possiamo trovare al “perché non mancare questa visita” – piccolo difetto non eliminabile – sono i costi della città, oltre il viaggio, i pasti e lo shopping ed “i vizi” (volendo, per spostarsi si possono usare i propri mezzi naturali con un po’ di sforzo e tanta salute!).
Un esempio concreto della spesa per la cultura ed il soggiorno (pensate all’esborso per una famiglia…): il biglietto intero per Palazzo Strozzi è di circa 15 euro; per il Museo di San Marco di circa 11 euro (sconti e deduzioni a parte… costo di prenotazione 4 euro): due biglietti separati che rendono in parte scomoda la visita e non facilmente attuabile in un solo giorno.
Calcolate mediamente circa 2 ore per ogni sede, 90 minuti per quella guidata.
Le città con la tassa di soggiorno più alta in Italia sono Roma, Firenze, Milano e Venezia, con tariffe massime che possono superare i 10 euro a notte: a Firenze albergo a 1 stella: 3,50€ a notte; · albergo a 2 stelle: 4,50€ a notte; albergo a 3 stelle: 6€ a notte; le strutture a 5 stelle pagano l’importo più elevato, 8€, e quelle con 4 stelle 7€.
Le esposizioni resteranno aperte fino al 25 gennaio 2026: tutti i giorni dalle 10 alle 20 ed il giovedì fino alle 23.00 a Palazzo Strozzi; dal martedì alla domenica dalle 8.30 alle 13.50 al Museo di San Marco.
Nella foto (dal sito web di Palazzo Strozzi) la ricostruzione della Pala di San Marco, ottenuta dalla ricerca e consulenza storica e tecnica di Roberto Bellucci, Ciro Castelli, Cecilia Frosinini, Luciano Ricciardi, Andrea Santacesaria e Carl Brandon Strehlke.
Franco Cortese Notizie in un click




