Il target era fissato a 2,5 miliardi di euro. La somma necessaria, secondo il governo, per dare il via libera alla promessa riduzione dell’aliquota del secondo scaglione Irpef (dal 35% al 33%).
E quei 2,5 miliardi sarebbero dovuti arrivare, aveva assicurato il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, dalle adesioni al concordato fiscale (sorta di accordo fra il contribuente ed il Fisco sulla quota di tasse da pagare per i prossimi due anni), la cui seconda tranche si è chiusa giovedì.
Meno del 18% della platea potenziale ha detto “sì” al Concordato fiscale
Ma (più di) qualcosa è andato storto, tanto che per l’Associazione Nazionale Commercialisti, da sempre critica con lo strumento, la percentuale definitiva di adesioni allo strumento fiscale si dovrebbe attestare tra il 14% e il 18% della potenziale platea di 4,5 milioni di partite Iva. In soldoni, il totale delle adesioni non dovrebbe superare i 750mila soggetti economici
. E di questi, stima Marco Cuchel, presidente dell’Associazione Nazionale Commercialisti, 522mila (circa il 12% dei potenziali destinatari) avevano già aderito entro nei termini originariamente fissati a fine ottobre.



