. La Russia è uno strano paese già da molto prima che lo zar Ivan Groznyj, il temibile (terribile), lo creasse con una politica aggressiva contro i khanati del sud e i regni europei dell’ovest. Se il principato di Mosca, entità dispersa nel bassopiano sarmatico e senza confini naturali, non avesse avuto con i vicini un atteggiamento imperialista, sarebbe sparito come gli altri che l’avevano preceduto: quelli di Novgorod, di Minsk, e di Kiev.
Oggi l’odierna Ucraina è una giovane democrazia ancora poco abile ad affrontare le incoerenze del suffragio universale. Le rivolte Euromaidan del 2013, e un comico che diventa capo di stato dopo il successo di una trasmissione televisiva (Sluha Narodu), lo confermano. Però, contrariamente a quanto molti ucraini credono, la loro entità statale è ancora sotto tutela di Mosca, e i partiti che si sono avvicendati negli ultimi trent’anni esprimono solo due posizioni: la dipendenza o l’indipendenza dalla Federazione Russa. Quanto sta accadendo si può leggere difatti attraverso le due opposte visioni: ingiusto attacco verso un paese sovrano, o operazione di polizia in una periferia turbolenta dell’impero.
I discorsi di Putin all’opinione pubblica occidentale parlano ancora di ingiustizie del Capitale, e degli interessi di un’oligarchia del denaro; quelli recenti al popolo russo accusano il governo di Kiev di nazifascismo. C’è ancora qualche allocco che abbocca, specie da noi, come qualcuno che lo ha eletto gran patrono dell’export e degli interessi padani. Purtroppo Vladimiro è solo il potere terminale di una società iniqua, che distrugge le enormi riserve ambientali e opprime la libera trasformazione del paese. Il mondo sovietico è caduto e l’Occidente ne ha nostalgia: senza il suo antemuro ha dovuto scoprire le contraddizioni del Capitale. E ora, ciò che chiamiamo alleanza occidentale è a un bivio fatale. L’alleato americano ha condotto per mano la Russia di Putin verso lo scontro aperto, perché ciò che teme più di ogni altra cosa è l’intesa economica e politica tra Europa e Russia.
Purtroppo l’ex mondo sovietico è un mondo arretrato. Oltre all’angoscia d’accerchiamento, della paura di essere tenuto lontano dal mare, confinato in un mondo di steppa e di ghiaccio, qual è il modello di società che indica la classe dirigente russa? Che cosa può offrire oggi al mondo se non le ragioni delle mafie cresciute all’ombra del carcere sovietico? Le manifestazioni a favore della pace attestano che la sua società vuole uscire dal recinto in cui lo ha confinato la politica del suo zar. E’ questa la vera sanzione. L’estrema aggressività di un Putin, il suo antistorico tentativo di russificazione, e la volontà ucraina di entrare definitivamente nell’orbita europea, sono i segni più feroci della fine del regno di Ivan.
Giuseppe Di Maio



