Si può governare, e bene, senza Salvini? Dentro Fratelli d’Italia se lo chiedono da tempo, e si inizia a immaginare un futuro in cui l’alleanza di centrodestra sia ridotta al minimo, con un patto tra meloniani e Forza Italia.
Le ostilità (eufemismo) tra l’ex Truce del Papeete e la Ducetta, d’altronde, sono numerose e quotidiane: dalla guerriglia in Rai al risiko bancario (il no della Lega alla fusione del “suo” Banco BPM con Monte dei Paschi di Siena caro ai meloniani), fino al terzo mandato dei presidenti delle Regioni.
Sulla questione elettorale per le prossime regionali, si è consumato persino un ruvido botta e risposta tra Mantovano e Salvini, con il sottosegretario che, davanti alle perplessità di Calderoli di fronte al ricorso del Governo contro la legge sul terzo mandato per le regioni autonome, rivolgendosi a Salvini, ha “certificato” la rottura in Consiglio dei ministri tra Fdi e Carroccio: “Ma sta parlando per lei?”. E il leader del Carroccio ha replicato, secco: “Il voto è contrario per tutta la delegazione leghista”. Amen.
Nel partito di Giorgia Meloni ci sono posizioni contrastanti, non tutti la pensano allo stesso modo, in particolare sul dossier Regioni a statuto speciale, Trentino e Friuli Venezia Giulia, che vedono un presidente leghista che vorrebbe correre per la terza volta, come Fugatti e Fedriga.
Quando il Consiglio dei ministri ha impugnato la legge trentina sul terzo mandato, è arrivato lo strappo di Salvini e Meloni ha risposto dando forfait al Festival delle Regioni: una forte influenza la “costringe al riposo”. Cancellati tutti gli impegni. Dunque, una “malattia diplomatica” per evitare il confronto col governatore del Friuli Venezia Giulia, Fedriga.
Se il ministro FdI per i Rapporti col Parlamento Luca Ciriani, friulano d’origine e fratello dell’ex sindaco di Pordenone, Alessandro, spinge per accompagnare alla porta i due Governatori uscenti, l’ex cognato d’Italia, Francesco Lollobrigida, invece, vorrebbe mediare e cercare una soluzione condivisa con gli alleati leghisti.
In generale, la questione sul terzo mandato, oltre alle questioni tecniche, tira in ballo un più ampio disegno politico di Giorgia Meloni, che da tempo punta a togliere spazi di potere alla Lega. E con qualche ragione.
La Lega di Salvini, infatti, governa, attraverso i suoi colonnelli, regioni apicali come il Veneto, il Friuli Venezia-Giulia e la Lombardia, pur disponendo di un consenso elettorale (8,5%) molto ridotto rispetto a Fratelli d’Italia (praticamente ha meno di un terzo dei voti del partito della premier).
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