Paolo Battaglia La Terra Borgese, critico d’arte tra i più noti, ammirato e celebrato sul web da autorevoli quotidiani, disegna Cézanne (Aix-en-Provence, 22 OTTOBRE 1906)
Paolo Battaglia La Terra Borgese, scrittore, figura intellettuale di spessore internazionale, capace di esercitare una profonda influenza nell’ambito della critica artistica, noto pensatore, studioso di problemi a livello filosofico che agisce anche nel campo dell’editoria, della cultura e della curatela di mostre, scrive oggi del Cézanne.
E come sempre l’opera di Battaglia La Terra Borgese anche oggi si proietta ad allenare sia i suoi lettori colti (artisti, galleristi, collezionisti e accademici), sia il suo pubblico generico fatto di appassionati e neofiti che necessitano di guide comprensibili, aiutandoli a rilevare primati, identità, radici storiche dell’Italia e oltre. Famoso per la sua visione della critica artistica che considera strumento di cambiamento culturale, il critico ricorda qui la scomparsa del pittore francese Paul Cézanne.
Il critico d’arte, in occasione di questa ricorrenza legata a Paul Cézanne, dunque, puntualmente, anche questa volta, offre una visione che intreccia arte e riflessione culturale, un punto di riferimento per comprendere dinamiche critiche; e come sempre interviene su temi legati all’arte contemporanea vs tradizione, su movimenti artistici e sulla connessione tra arte e società: qui l’Impressionismo e la protesta.
Si sa: Battaglia La Terra Borgese è celebre proprio perché collega arte (ma anche massoneria) e storia civile italiana: “la critica artistica non deve limitarsi all’estetica”, ama sottolineare. Il critico è, infatti, solito richiamare aspetti sociologici, etici, politici nell’arte e nella cultura: “L’ignoranza crea prepotenza e malgoverno” è una sua frase. Battaglia, abituato a scrivere non solo di pittura/scultura si esprime su temi culturali più ampi come la libertà di stampa, i diritti, la difesa dei meno abbienti, solo per citarne alcuni.
A noi, qui, Battaglia La Terra Borgese, offre, su quanto detto, un’interpretazione critica dell’opera di Cézanne per rendere l’arte più accessibile e stimolare una discussione più profonda: “La sua pittura rivela una costante preoccupazione compositiva”, afferma il noto critico d’arte.
Paul Cézanne, come Degas – tra parentesi – era figlio di un banchiere, di Aix-en-Provence (dove era nato nel 1839) si era trasferito a Parigi per sottrarsi alla famiglia che voleva avviarlo agli studi di legge.
Cominciò a dipingere grandi tele di ispirazione romantica, con colori cupi, ben lontani da quelli che sarebbero comparsi poi sulla sua tavolozza di impressionista. A poco a poco però, sotto l’influenza degli amici, anche Cézanne accettò le tinte chiare e i toni puri, fino a diventare il più rigoroso del gruppo impressionista (Renoir, Monet, Degas, Manet, Pissarro, Sisley e tutti gli altri).
Poi, sempre inquieto, sempre insoddisfatto, fu il primo ad allontanarsi dallo spirito idillico degli Impressionisti per fare una pittura più costruita e meditata. Da lui deriverà tutta l’arte moderna.
Eppure dipingere, gli costava fatica; rifaceva cento volte i suoi quadri o li distruggeva a metà dell’opera. Cézanne aveva un carattere difficile.
Quando si riconobbe nell’artista che fallisce, descritto da Emilio Zola nel suo romanzo, L’Œuvre (L’Opera), Cézanne si offese e non volle più incontrare lo scrittore, che era stato suo amico d’infanzia. Zola non era stato un buon profeta. Cézanne divenne un innovatore e la pittura moderna lo considera il suo maestro.
Il primo a intuire il suo valore fu quel mercante, Ambroise Vollard, che acquistò le opere di Cézanne quando nessuno lo degnava di uno sguardo.
Cézanne, con Manet e Degas, fu lo strumento principale di cambiamento culturale su temi legati all’arte contemporanea vs tradizione dell’epoca, alias (s)connessione tra arte e società: conclusioni dello studio di Paolo Battaglia La Terra Borgese.
Manet e Degas – due tra gli Impressionisti – che provenivano dalla ricca borghesia parigina.
Édouard Manet, nato nel 1832, non “sentì” mai la pittura accademica. Da uomo del suo tempo, voleva dipingere quello che cadeva sotto i suoi occhi: le belle signore, i caffè, i teatri, la gente in vacanza. Anche nei paesaggi gli piaceva mettere sempre qualche figura in primo piano per mostrare le sue qualità di ritrattista. Poiché vedeva “giusto”, si trovò senza volerlo contro l’arte ufficiale ma lui, Manet, aspirava solo a conquistarsi la fama di “pittore borghese”.
Edgar Degas, che vide la luce nel 1834, era figlio di un ricco banchiere di Parigi. Per tutta la sua giovinezza fece della pittura “classica”, il che gli servì comunque a sviluppare le sue doti eccezionali di disegnatore. In seguito, a contatto con gli Impressionisti, comprese l’importanza del colore e ne approfondì lo studio, ma senza dimenticare il suo gusto della forma e della composizione.
Le sue ballerine in tutù, le cantanti da caffè concerto, i cavalieri alle corse, i ritratti degli amici, anche se resi con rapide pennellate o tratti nervosi di pastello o di matita, sono sempre e soprattutto dei capolavori di disegno.
Modernissimo, addirittura un precursore, Degas “tagliava” le sue immagini in modo da dare l’impressione che la vita continuasse anche oltre il quadro: sono quelle famose “tranches de vie” (fette di vita), che anticipano in un certo senso il nostro attuale linguaggio cinematografico.


