categoria composta, per la sua maggior parte, da fortunati parassiti la cui vita e conto in banca sono stati agevolati da rendite di posizione assurde e da convenzioni “a perdere”. Con canoni così bassi che definire pazzeschi è un eufemismo. Il grido di dolore lo lanciano le tasche degli italiani, costrette a farsi carico degli arricchimenti di affaristi e comitati di affari.
Comitati di affari che questo governo agevola e fa diventare quasi istituzionali. E non solo il governo, ma molte amministrazioni, a qualunque livello, che con il primato del “bene comune” si puliscono il culo. È il caso del tal Catella, coinvolto e uno dei massimi protagonisti nello scandalo dell’urbanistica milanese. Per carità non sappiamo quanto sia colpevole ma, dopo aver letto le chat intercettate, risulterebbe molto e molto non basta, influente.
Un influenza bipartisan a quanto pare. Vederlo in TV lascia una strana impressione. Pare uscito da un film americano. Il classico imprenditore che piace tanto ai registi di Hollywood. Un fichetto, con aria, immagine e comportamenti, arroganza inclusa, da tycoon da sceneggiatura americana, ben vestito, barba curatissima, scarpe da 1500 dollari. Può vestire come vuole, sia chiaro, ma a spese di chi? Perché se le sue costosissime sedute di manicure, i suoi barbieri, le sue creme, i vestiti e le scarpe gliele paghiamo noi, con la complicità di politici merdosi, tanto bene non va.
Soprattutto dopo aver letto le sue conversazioni chat, dove dava indicazioni sugli “extra costi” a chi quegli extra doveva autorizzare. Ancora di più dopo che il governo, con un emendamento, ha dato via libera a milioni di pagamenti, guarda caso a suo favore, per mettere a posto i suoi conti. Un emendamento che riguarda la copertura degli extra costi sulla costruzione del villaggio olimpico. Emendamento presentato il 24 luglio da due deputati milanesi, Igor Iezzi (Lega) e Grazia Di Maggio (FdI), approvato a stretto giro coi voti del centrodestra e l’astensione del PD.
Non a caso uno dei promotori più importanti e impegnati del “salva Milano” era il ministro Foti. La sola promessa che Meloni ha mantenuto è relativa alla seguente frase: “noi saremo il governo del fare”. E del “lasciare fare” aggiungo io. Lasciare fare ai loro amici imprenditori e delle logiche che li tengono insieme politicamente, tutti: gli affari. A prescindere da regole e affezione alle tasche della collettività. I risultati si vedono. Opposizione dura e pura al salario minimo. Pagamento con i nostri soldi delle scarpe, i vestiti, l’attico e le manicure di qualcun altro.
Giancarlo Selmi


