Il Lentisco, antica pianta mediterranea un po’ dimenticata dagli innumerevoli utilizzi

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Pistacia lentiscus. Arbusto o alberello sempreverde le cui dimensioni rimangono contenute entro i 4-5 metri, molto ramificato. Chioma globosa, irregolare e densa. Tronco sinuoso e fogliame sempreverde dal profumo resinoso. Rami giovani bruni e pelosetti

Il Lentisco é una di quelle piante dimenticate che i nostri avi sfruttavano con innumerevoli utilizzi. Cresce bene sui litorali rocciosi, sui promontori in consociazione a molte essenze della macchia mediterranea, in una zona nominata ” Lauretum”, la fascia che si estende dal livello del mare fino a circa 300 metri di altitudine sostanzialmente lungo le coste delle regioni meridionali, che è una zona fitoclimatica eccezionale in grado di fornire molte fonti di sostentamento. Lo sapevano bene Greci e Romani ma la patria culturale del lentisco è la Sardegna. Qui, riti e culti si tramandano da millenni.

Ferendo tronchi e rami si provoca la fuoriuscita di una resina aromatica che può essere masticata; promuove la salivazione, é antisettica ed antidiarroica. La si raccoglie, la si lava e la si essicca e può essere usata.

In Grecia, nell’isola di Chio sono millenni che coltivano il lentisco per la sua resina, che nei secoli ebbe una importanza fondamentale ad esempio nelle politiche commerciali dell’impero Bizantino. Questa resina o mastice si presta nella preparazioni di gomme da masticare, dentifrici, caramelle e dolci od anche usata semplicemente come spezia. Da prima il sapore è amarognolo ma presto rilascia gusti più rinfrescanti.

Le bacche, (drupe, dapprima rosse, poi brune, che contengono un piccolo seme chiaro) rappresentavano altra fonte di sostentamento; scottate in acqua infatti, e poi spremute, producono un olio che può essere usato ed in tempi di carestia (in Sardegna veniva usato sia per insaporire i piatti della cucina tradizionale al posto del più costoso olio di oliva, sia come elisir di longevità e benessere) e i nostri antenati ne facevano largo impiego.

In alternativa l’olio, dall’odore intenso e erbaceo,poteva essere usato nelle lampade o per la preparazione di saponi che mantenevano l’aroma della pianta.

Le foglie contengono ottimi tannini ed in passato le si utilizzavano nella concia delle pelli e per colorare di giallo i tessuti. Il decotto di foglie é un potente antisettico, adatto per il cavo orale. Il legno del lentisco é un ottimo combustibile ed é adatto a produrre ottimo carbone. É anche usato per ricavarne utensili, per la sua resistenza e bellezza.

Il legname del lentisco è apprezzato per lavori di intarsio grazie al colore rosso venato. In passato veniva usato per produrre carbone vegetale e ancora oggi è apprezzato per alimentare i forni a legna delle pizzerie, in quanto la sua combustione permette di raggiungere alte temperature in tempi rapidi.

La pianta è considerata pedogenetica, ossia é in grado di modificare il substrato su cui cresce, migliorandolo e rendendolo adatto alla crescita di specie successive. Il lentisco ha infatti la capacità di colonizzare aree degradate o con substrati troppo poveri e convertirli ad habitat più pregiati, contribuendo al recupero ed al mantenimento di ecosistemi complessi.
I frutti del lentisco si possono vedere maturare in questo periodo.

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