Prima ha fatto astenere l’Italia sull’accordo pandemico dell’Oms e ha bocciato il nuovo Regolamento sanitario internazionale; ora si è superato nominando due ultrà no vax, Eugenio Serravalle e Paolo Bellavite, nel Nitag, l’organismo che dovrebbe garantire la qualità delle politiche vaccinali. Così facendo, ha voltato le spalle a tutto il mondo medico e scientifico da cui proviene. Oggi Schillaci è davanti a un bivio: svendere la propria credibilità pur di restare aggrappato alla poltrona, come ha fatto Carlo Nordio sulla giustizia, oppure liberarsi di una maggioranza che mette in discussione i principi su cui ha costruito la sua carriera e cacciare i due dal Nitag.
La responsabilità di questo scempio naturalmente non è solo di Schillaci. È di Giorgia Meloni, che guida un governo pronto a sacrificare la scienza sull’altare della convenienza elettorale, e che – per bocca del fido sottosegretario Fazzolari – invita il ministro della Sanità a non cambiare nulla.
Dal primo giorno abbiamo detto che Bellavite e Serravalle non andavano nominati. Ora basta: la salute degli italiani viene prima di ogni calcolo politico. Ogni esitazione da parte del ministro sarebbe una resa senza onore.


