Trump è un grande diplomatico? Questa frase è ripetuta quotidianamente da quando Trump ha interrotto lo sterminio dei palestinesi, condotto dagli Stati Uniti e da Israele. Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia ritraggono Trump come uno dei più grandi geni diplomatici della storia.
È tipico di uno Stato satellite ripetere pappagallescamente luoghi comuni e frasi fatte per ossequiare la Casa Bianca senza verificare il loro fondamento logico ed empirico. Gli esempi sono illimitati: “La Russia finirà i missili dopo sei mesi”; “la Russia andrà in bancarotta”; “gli Atacms cambieranno il corso della guerra”. La nuova giaculatoria dell’uomo-massa è: “Trump è dotato di grandi doti diplomatiche”. Per fortuna, esiste il metodo delle scienze storico-sociali di Weber, che mi accingo ad applicare. Durante la sua prima amministrazione, Trump incontrò Kim Jong-un a Singapore, il 12 giugno 2018, giurando di porre fine al suo programma nucleare: nessun risultato. Trump incontrò Kim Jong-un per la seconda volta ad Hanoi, Vietnam, il 27 febbraio 2019: un disastro completo. Trump abbandonò l’incontro in anticipo; persino il pranzo fu annullato tra le imprecazioni. Trump incontrò Kim Jong-un per la terza volta a Panmunjon, il 30 giugno 2019.
Quali furono gli esiti della più importante impresa diplomatica di Trump durante la sua prima amministrazione? Un fallimento smisurato. La Corea del Nord ha continuato a costruire missili e testate nucleari fischiettando.
Giunto alla sua seconda amministrazione, Trump ha fissato i suoi obiettivi diplomatici più importanti in Iran, Ucraina e Palestina. Quanto all’Iran, ha dialogato per poche settimane. Nuovo fallimento diplomatico e via con il bombardamento, il 22 giugno 2025. Quanto all’Ucraina, aveva promesso di fermare Putin in ventiquattro ore, ma la guerra infuria più di prima. Meloni e i meloniani dicono: “Almeno Trump ci sta provando!”. Sono d’accordo, ma allora il giudizio positivo riguarda la buona volontà di Trump e non le sue abilità diplomatiche. Anche io ho provato a costruire un sottomarino a propulsione nucleare, ma ho fallito. Sono comunque un grande ingegnere? Cosa dire di Gaza? È presto per le conclusioni. La tesi di questa rubrica è che il piano di pace Trump è un’altra grande incognita. L’accordo esiste soltanto su un punto: lo scambio prigionieri-ostaggi. I rimanenti 19 punti sono politicamente irrazionali o in contraddizione tra loro, come il punto 2 (le nuove case di Gaza andranno ai palestinesi) e il punto 10 (le nuove case di Gaza andranno a chi avrà i soldi per comprarle).
Perché le maggiori imprese diplomatiche di Trump falliscono? La risposta è semplice: perché la diplomazia di Trump è uno spettacolo di break dance, dove manca soltanto il moonwalk di Michael Jackson.
Rientra nella fattispecie delle pagliacciate anche il discorso “diplomatico” alla Knesset, il 13 ottobre scorso. La diplomazia di Trump abortisce perché si basa su proposte assurde e irricevibili sotto la minaccia della forza più brutale. Trump proponeva a Kim Jong-un la denuclearizzazione completa della Corea del Nord, sebbene tutti sappiano che gli Stati Uniti aggrediscono i nemici senza armi nucleari, come stanno facendo con Maduro in Venezuela, come hanno fatto con Saddam in Iraq nel 2003, con Gheddafi in Libia nel 2011 e con l’Iran nel 2025. Se esistesse un premio Nobel per la razionalità politica, bisognerebbe assegnarlo a Kim Jong-un, che ha capito perfettamente come funzioni l’ordine mondiale a guida americana (vedi Gaza). Uno studioso basa i propri giudizi sui fatti. Se i fatti cambieranno, riconoscerò le qualità diplomatiche di Trump. Al momento, la documentazione non consente elogi.



