Il nuovo album di Giambattista Fedrici e l’ascesa del “romanzo sonoro” nell’Italia dominata dai singoli

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Negli ultimi anni, mentre il flusso quotidiano di parole si è fatto più fitto, è accaduto un fenomeno che attraversa quasi in silenzio il mercato musicale italiano: la crescita costante dell’ascolto pianistico.

Sempre più ascoltatori, per lo più adulti, hanno iniziato a cercare il pianoforte come spazio di ordine in giornate dense di notifiche e interferenze. Le playlist dedicate al piano solo, un tempo marginali, oggi raccolgono numeri in continua ascesa; non più semplice sottofondo, ma strumento di orientamento in un quotidiano frammentato.

In un’epoca satura di parole — spiegazioni, commenti, narrazioni continue — il pubblico sta recuperando una forma di ascolto che non pretende interpretazione ma piena partecipazione, un tipo di presenza che oggi è sempre più difficile esercitare.

Dentro questa trasformazione lenta ma costante, si fa strada “Piano Stories“, il nuovo album del compositore e pianista Giambattista Fedrici per Inifnity Records. Un autore che, dopo una lunga esperienza nella composizione per pubblicità, progetti personali ed eventi, sceglie solo ora di entrare nel mercato discografico con un’opera pienamente strutturata.

Una decisione controcorrente, tanto più significativa in un settore dominato da artisti giovanissimi e da logiche di consumo sempre più immediate. Qui non sussiste la volontà di rincorrere un formato, ma l’esigenza di proporre un lavoro che richiede tempo, continuità, coerenza. Fedrici arriva all’album come si arriva a un libro che ha richiesto anni di sedimentazione: senza conciliazioni stilistiche, senza l’urgenza dell’attualità.

“Piano Stories” è composto da quattordici brani, ciascuno concepito come un capitolo autonomo e al tempo stesso necessario all’insieme. I temi — distanza, rinascita, delicatezze della vita interiore, resilienza — si esprimono attraverso una scrittura compositiva minimalista, attenta alla forma e al singolo dettaglio. Il pianoforte è il centro assoluto, ma in alcuni brani, la presenza lieve dell’elettronica, aggiunge una tinta opaca, un margine di incertezza che accompagna l’ascoltatore in una variazione di densità che modifica la percezione del tempo e lascia emergere una zona meno definita dell’immaginario sonoro.

Biografia.
Giambattista Fedrici nasce in terra bresciana il 30 luglio 1968 e cresce in un ambiente in cui le arti rappresentano un riferimento costante. Ma è la musica, sin dall’infanzia, a imporsi come linguaggio privilegiato. Si forma nel repertorio classico studiando pianoforte e composizione, per poi avvicinarsi, negli anni, a territori sonori diversi, dedicando grande attenzione alla sperimentazione e al lavoro di ricerca in studio, luogo che ha sempre preferito all’esibizione dal vivo.