IL NUOVO CODICE STRADALE CANCELLA I “VELOX-MAT” E IL MULTIFICIO DELLE ZTL

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Il Vicepremier e Ministro delle infrastrutture e trasporti, il leader leghista Matteo Salvini, lancia un monito ai sindaci PD: “La sicurezza stradale non si tutela spennando cittadini, lavoratori e pendolari”

Si fa più vicina l’ora dell’addio a “Velox-Mat” e multifici: in soffitta, cioè, si apprestano a finire gli autovelox, magari non omologati e posizionati in punti nascosti da quelle amministrazioni inclini a integrare i propri bilanci con i proventi delle contravvenzioni al volante a prescindere da reali obiettivi di sanzionamento di condotte pericolose alla guida (un esempio classico è il Velox in tangenziale); così come si è iniziato a intonare il “de profundis” per i rilevatori ai varchi delle Ztl urbane da cui scaturiscono, a Codice vigente, multe seriali, molto spesso più di una in un giorno, a carico di inermi pendolari.

Sono questi due dei punti, politicamente più incisivi, ma altresì di certa importanza economica per i portafogli di una moltitudine di automobilisti, racchiusi nella più generale riforma del Codice della strada contenuta nell’articolato disegno di legge delega adottato dal Consiglio dei Ministri su proposta del Vicepremier e titolare del dicastero delle infrastrutture e della mobilità sostenibile, il leader della Lega Matteo Salvini.

Il quale cita l’esempio delle amministrazioni comunali di Milano e di Roma, guidate rispettivamente da Beppe Sala e da Roberto Gualtieri entrambi esponenti di punta del PD, per mettere in evidenza ciò che, una volta trasformato in legge dello Stato il progetto di revisione del Codice, non potrà più essere ammesso o tollerato: l’istituzione di una Ztl, come l’area C del capoluogo lombardo e la fascia verde in quello capitolino e laziale, volta ad aumentare a dismisura le tariffe di ingresso per i veicoli non omologati alle più stringenti direttive “euro green”, ovvero a vietarne l’accesso “sic et simpliciter”.

Anche nel proprio ruolo di leader politico, prima di assumere l’incarico ministeriale nel Governo di Giorgia Meloni, il senatore Salvini non aveva mai fatto mistero di manifestare la propria netta contrarietà nei confronti di provvedimenti viabilistici definiti da lui stesso “classisti” e non utili a contrastare la diffusione delle polveri sottili da auto né a migliorare la sicurezza e l’educazione stradale. Classisti, secondo l’attuale Ministro delle infrastrutture, poiché destinati a colpire in misura relativamente maggiore coloro che sono obbligati a utilizzare il mezzo automobilistico privato per spostamenti lavorativi o familiari ma non dispongono delle risorse necessarie all’acquisto di una vettura elettrica o a basse emissioni e, dovendo transitare attraverso una Ztl, non hanno contezza delle fasce orarie di operatività del divieto di passaggio; con la conseguenza che, al varco di uscita dalla zona stessa, scatta la fatidica foto che poi viene recapitata a casa con la temuta busta verde recante la contravvenzione. È pur vero che è poi possibile presentare un ricorso al giudice civile o al Prefetto, ma pur sempre a fronte di costi temporali e materiali che incidono sulla disponibilità del mezzo e sul proprio lavoro.

“Se io tartasso o spenno coloro che hanno necessità del mezzo privato per andare a lavorare, ma non hanno ancora i mezzi per sostituirlo o rinnovarlo, non solo peggioro nell’immediato la loro condizione economica, ma gli impedisco anche per il futuro di rinnovare il proprio parco veicolare”, ha ribadito il Vicepremier Salvini nel corso di una recente intervista televisiva.

Dopo l’entrata in vigore della riforma, il ministero delle infrastrutture sarà titolato a fissare, nei confronti di sindaci e Comuni, delle linee di indirizzo per istituire e regolamentare le zone a traffico limitato anche dal punto di vista del loro impatto economico e sociale.

Allo stesso tempo, e in coerenza e continuità con la scelta – codificata nella vigente legge di stabilità finanziaria, la prima dell’era Meloni a palazzo Chigi – di non procedere alla indicizzazione degli importi delle sanzioni economiche stradali, che altrimenti sarebbero stati adeguati al più alto tasso d’inflazione, il ministro Salvini si scaglia apertamente contro la tendenza a utilizzare gli autovelox, magari fai-da-te e non omologati nazionalmente, come strumento di pronta cassa per i bilanci di talune amministrazioni territoriali: in pratica, dei veri e propri “Velox-mat” tutt’altro che raramente posizionati in punti nascosti e non debitamente annunciati da adeguata cartellonistica stradale, e in luoghi – come le circonvallazioni prive di presenza abitata – non rilevanti ai fini della tutela della incolumità degli altri utenti della viabilità.

In tal senso, il disegno di legge delega stabilisce che gli autovelox, per poter essere ammessi e utilizzati con efficacia legale, dovranno rientrare nelle categorie tecniche degli impianti che verranno omologati con un dedicato provvedimento ministeriale: ciò al fine di evitare, per il futuro, il ripetersi di fenomeni socialmente odiosi e iniqui sul modello delle cartelle contenenti le cosiddette multe pazze che venivano recapitate al domicilio degli ignari pendolari e automobilisti.

Allo stesso tempo però, il Vicepremier e leader della Lega conferma che viceversa la vigilanza con tali strumenti, ovviamente omologati, di rilevamento elettronico delle velocità orarie sarà consolidata in aree critiche e sensibili come quelle in prossimità di scuole, asili, ospedali, case di riposo, borghi abitati.

Il tema delle contravvenzioni stradali e dei cosiddetti multifici è da tempo al centro delle azioni politiche del capo del Carroccio, tanto che a un certo punto, subito dopo il proprio insediamento, il Governo Meloni prese l’iniziativa di varare un provvedimento di saldo e stralcio delle cartelle, di competenza anche comunale, di importo unitario massimo fino a mille euro. Un’ipotesi che mise in allarme i sindaci aderenti all’ANCI, l’associazione delle municipalità italiane, poiché l’iscrizione a bilancio comunale dei proventi delle multe comminate costituisce un residuo attivo che viene protratto per mantenere in equilibrio la situazione contabile di molti enti locali.

Soprattutto in quei ventidue Comuni, per lo più città metropolitane e grandi capoluoghi regionali e provinciali, che da soli sommano contravvenzioni stradali contabilizzate per mezzo miliardo di euro.

Il disegno di legge delega si appresta pertanto a essere assegnato a Camera e Senato per l’approvazione parlamentare, con la prospettiva di entrare in vigore entro la fine di quest’anno e di permettere al ministero competente di avviare la predisposizione dei decreti attuativi e applicativi dei principi e criteri direttivi in esso introdotti, specialmente nei punti relativi agli indirizzi da impartire alle amministrazioni locali.

Dir politico Alessandro ZORGNIOTTI