Il Pakistan muove le truppe verso il confine: “Se Delhi si ferma, anche noi”. Scontri, nuove vittime

0
17

Martedì 22 aprile il casus belli quando un gruppo di terroristi ha fatto strage di turisti indù a Pahalgam, nella regione del Jammu e Kashmir, regione amministrata dall’India. L’attacco – che ha provocato 26 vittime – è stato rivendicato dal gruppo terroristico islamico “Fronte della Resistenza”, frangia affiliata al gruppo pakistano “Lashkar-e-Taiba”

Il governo indiano ha subito identificato tre potenziali sospetti, e ha ipotizzato un coinvolgimento dell’esercito pakistano nella vicenda. Da quel momento è iniziata la risposta indiana che prima ha coinvolto le diplomazie e gli accordi commerciali, tra cui la sospensione del noto Trattato sulle acque dell’Indo, firmato nel 1960, che permette l’irrigazione necessaria all’agricoltura ai due Paesi. Infine Dehli ha lanciato l’operazione militare antiterroristica “Sindoor”. 45 le vittime dalla ripresa delle ostilità.

India e Pakistan – l’uno di religione a maggioranza indù, l’altro a maggioranza musulmana – nati da una divisione a tavolino dopo il collasso dell’Impero Britannico nel 1947, sono entrati in brevi sanguinosi conflitti almeno altre quattro volte negli ultimi anni. Entrambi i Paesi – grazie agli alleati internazionali – sono in possesso di ordigni nucleari. La crisi al “confine conteso” del Kashmir interessa da vicino la Cina, più vicina al Pakistan, e gli Stati Uniti più vicini all’India del premier Narendra Modi.