Le guerre per le risorse naturali
La preoccupazione del Papa si fa più grave quando ricorda che esistono “effetti a medio e lungo termine della devastazione umana ed ecologica portata dai conflitti armati”, che manca poi la consapevolezza che la distruzione della natura colpisce soprattutto “i più poveri, gli emarginati, gli esclusi”. “È emblematica in tale ambito – nota Leone XIV – la sofferenza delle comunità indigene. In queste dinamiche, il creato viene trasformato in un campo di battaglia per il controllo delle risorse vitali, come testimoniano le zone agricole e le foreste divenute pericolose a causa delle mine, la politica della ‘terra bruciata’, i conflitti che scoppiano attorno alle fonti d’acqua, la distribuzione iniqua delle materie prime, penalizzando le popolazioni più deboli e minando la stessa stabilità sociale”.
Custodire il giardino del mondo
“Queste diverse ferite sono dovute al peccato”, scrive ancora il Pontefice. Da qui l’invito a leggere i testi biblici che invitano a coltivare e custodire il giardino del mondo, cosa che implica “una relazione di reciprocità responsabile tra essere umano e natura”. Custodire vuol dire anche far crescere i semi che poi germogliano con una forza dirompente anche in luoghi inaspettati. Papa Leone sottolinea che “in Cristo siamo semi” di pace e di speranza, attraverso lo Spirito il deserto arido diventa giardino di serenità.
La cura del Creato, questione di fede e umanità
La giustizia ambientale non può più essere considerata un concetto astratto o un obiettivo lontano, ma “una necessità urgente, che va oltre la semplice tutela dell’ambiente”. Riguarda infatti la giustizia sociale, economica e antropologica: “Per i credenti, in più, è un’esigenza teologica, che per i cristiani ha il volto di Gesù Cristo, nel quale tutto è stato creato e redento. In un mondo dove i più fragili sono i primi a subire gli effetti devastanti del cambiamento climatico, della deforestazione, e dell’inquinamento, la cura del creato diventa una questione di fede e di umanità”. Leone XIV ricorda poi il progetto “Borgo Laudato si’” a Castel Gandolfo, quale esempio “di come si può vivere, lavorare e fare comunità applicando i principi dell’enciclica Laudato si’”.
In conclusione l’augurio che proprio l’enciclica di Papa Francesco continui ad ispirare perché “l’ecologia integrale sia sempre più scelta e condivisa come rotta da seguire” per moltiplicare i semi di speranza da “custodire e coltivare”.