IL PARLAMENTO SALVA IL BONUS EDILIZIO: MA I FONDI SONO FINITI

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Un emendamento delle commissioni finanze conferma la linea dura contro le ipotesi di truffa in caso di dolo o colpa grave

In tal modo dovrebbero essere salvaguardati i diritti di famiglie committenti, cessionari dei crediti fiscali e imprese appaltatrici. Il tema tuttavia è un altro: se la norma evita la minaccia di un aggravamento della situazione economica e finanziaria di coloro che hanno effettivamente affidato e avviato cantieri concreti di riqualificazione e ristrutturazione, è un dato di assoluta obiettività che gli stanziamenti si sono andati esaurendo e molto difficilmente saranno reiterati dal governo destinato a subentrare a Mario Draghi.

Il capitolo del Pnrr, dedicato infatti alla rigenerazione edilizia, prevedeva una dote complessiva di poco superiore ai 20 miliardi di euro, oramai ampiamente raggiunta e superata.

Lo stesso documento programmatico di indirizzo generale della coalizione di centrodestra, indicata come vincitrice dalla unanimità dei sondaggi e delle rilevazioni sulle intenzioni di voto per il 25 settembre, statuisce molto chiaramente che saranno fatti salvi i diritti acquisiti di chi ha commissionato e avviato lavori, ma nel settore del mattone residenziale si cambierà pagina dicendo di fatto addio a un provvedimento che ha cercato, con il governo Conte bis, di introdurre una sorta di moneta fiscale con l’obiettivo di consentire alle famiglie con problemi di liquidità e con carenti disponibilità economiche di adeguare la propria abitazione migliorandone gli standard di sicurezza antisismica e di efficienza energetica attraverso lo strumento dello sconto in fattura da parte dell’impresa affidataria e della cessione del credito fiscale a terzi.

Cessione inizialmente fissata in un numero non limitato di volte, poi resa via via più restrittiva man mano che veniva accertato dalla guardia di finanza il compimento di truffe e frodi ai danni dell’erario, e sebbene indagini più approfondite avessero dimostrato che la maggior parte delle anomalie avvenisse con riferimento non al super eco bonus del 110 per cento bensì al più risalente bonus per il rifacimento delle facciate.

Il dado è comunque tratto: sarà compito del prossimo Governo individuare, in maniera incrociata con la riforma del catasto avviata da Draghi, delle formule diverse per proseguire il cammino di riqualificazione del diffuso patrimonio edilizio privato. Le statistiche prodotte dalle associazioni di categoria dei costruttori e degli impiantisti del settore industriale e artigiano, indicano in maniera unanime che l’operatività del super eco bonus ha favorito un ritorno di risorse nelle casse erariali attraverso le maggiori entrate fiscali e contributive connesse all’acquisto di materiali da cantiere, alle nuove assunzioni, all’occupazione temporanea del suolo pubblico, alla costituzione e ampliamento delle aziende edili e impiantistiche.

Di contro, l’applicazione della misura agevolativa di maxi detrazione ha finito con lo scoraggiare le famiglie inquiline e con minori mezzi, escludendo fin dall’inizio molte tipologie edilizie – come gli alberghi e le scuole private paritarie – gravemente penalizzate dalla prima e seconda ondata di pandemia, e alimentando spinte inflazionistiche su determinate tipologie di materiali da cantiere a partire dai ponteggi. Molto impattante è stata l’assenza di controlli sulla nascita delle nuove aziende nel settore edilizio, denunciata dalle stesse organizzazioni di categoria, e sulla sicurezza dei lavori avviati.

Dir politico Alessandro ZORGNIOTTI