IL PATACCA E IL MARE

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In un paese normale, se un ministro chiedesse ad un pubblico ufficiale di portare a spasso il figlio con il mezzo d’ordinanza, destinato a funzioni di polizia, per farlo divertire un po’, commetterebbe un reato: nella fattispecie, quello di PECULATO D’USO, previsto dall’art. 314 comma 2 del Codice Penale (“Si applica la pena della reclusione da sei mesi a tre anni quando il colpevole ha agito al solo scopo di fare uso momentaneo della cosa, e questa, dopo l’uso momentaneo, è stata immediatamente restituita.”).

In un paese normale, se ciò accadesse, si aprirebbe un fascicolo penale a carico del pubblico ufficiale.

Se poi il pubblico ufficiale fosse un ministro della repubblica, scoperto con il dito nella marmellata, tale volgare condotta da patacca (termine romagnolo intraducibile) spingerebbe – anche prescindendo dall’ipotizzato rilievo penale – istituzioni e opinione pubblica (normali) a pretenderne immediate dimissioni dall’incarico, perché avrebbe violato i principi di buon andamento e imparzialità della Pubblica Amministrazione, distraendo temporaneamente un bene pubblico (e connesso conducente-pubblico ufficiale) dalle finalità d’Istituto.

In un paese normale, a quel soggetto non basterebbe recitare la parte del papà distratto dal troppo amore per la prole, per ulteriore, tardiva, viscida captatio benevolentiae del suo plaudente pubblico (c’erano una volta … i cittadini), perché l’effetto sputtanamento si sarebbe già inesorabilmente consumato.

Ma non siamo in un paese normale e tutto ciò è come se non fosse mai accaduto.