“Quello che volevo fare era sottolineare le tentazioni a cui un giornalista può essere esposto. Parlo sempre di giornalismo come di una ‘nobile professione’ e l’ho detto a questo giornalista, Gustavo Sylvestre. Se pensassi che tutti i giornalisti praticano la coprofilia, oggi lei non sarebbe seduto qui con me”.
Nella conversazione della Nación, Joaquin Morales Solà chiede conto a Francesco delle accuse fatte una decina di giorni prima in una lettera a un altro giornalista, Gustavo Sylvestre (citato appunto nell’intervista), vecchio amico del papa. Sylvestre aveva espresso solidarietà a Bergoglio, descritto anche in patria come “putiniano” per le sue posizioni sulla guerra. E il papa gli aveva scritto: “In questa informazione ci sono alcuni dei peccati in cui tendono a cadere i giornalisti: disinformazione, calunnia, diffamazione, coprofilia. E mi è stato detto che alcuni autori di articoli vengono pagati per questo. Triste! Una vocazione così nobile come quella di comunicare sporcata in questo modo”.
In quell’occasione il Papa parlò anche del diritto delle persone all’oblio: “I media possono essere usati come mezzi di diffamazione: ogni persona ha diritto alla buona fama, però magari nella sua vita in precedenza, nella vita passata, o dieci anni fa, ha avuto un problema con la giustizia, o un problema nella sua vita familiare. E portare questo alla luce oggi è grave, fa danno, si annulla una persona”.
Fabrizio D’Esposito



