Il Perù scende in piazza per la pace, il dialogo e la fine delle violenze

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Questo fine settimana diverse città peruviane sono state teatro di manifestazioni pacifiche che hanno respinto le violenze scatenate nel Paese dopo la destituzione dell’ex presidente Pedro Castillo. “Democrazia è amore” e “Uniti per la pace” sono stati alcuni degli slogan che i manifestanti hanno innalzato durante la mobilitazione nella centralissima Plaza San Martin a Lima

Il parlamento peruviano ha bocciato per la terza volta il tentativo di anticipare le elezioni generali al 2023. Il progetto di legge includeva anche un referendum sulla convocazione di un’assemblea costituente, due delle principali richieste delle proteste antigovernative. A boicottare il consenso sono stati i parlamentari dell’ex Presidente Pedro Castillo e il “Blocco Magisteriale”.

I recenti sondaggi dell’Istituto di Studi Peruviani (IEP) e del CPI rivelano che oltre il 70% dei cittadini ritiene che le elezioni generali, per uscire dalla grave crisi politica in cui versa il paese, dovrebbero essere anticipate al 2023. Il Perù va avanti a suon di colpi e contro colpi diventando lo scenario politico in un circo con diversi palchi.

A due mesi dal fallito autogolpe di Pedro Castillo, il paese andino non riesce a trovare una via d’uscita alla più grande crisi politica e sociale degli ultimi tempi. Quello che sembrava inizialmente un segno di resilienza dovuto ad una fragile democrazia si è trasformato in una rivolta e i sostenitori dell’ex presidente Castillo hanno inscenato attacchi virulenti a stazioni di polizia, aeroporti e fabbriche. Le violente manifestazioni antigovernative, che hanno visto anche “atti vandalici”, hanno prodotto finora la morte di più di 60 manifestanti. Il popolo peruviano è passato dall’umorismo al dramma, dalla rabbia all’incredulità fino a stabilirsi nel peggiore degli stati: la disperazione.

La pandemia e la guerra in Ucraina hanno contribuito a un enorme aumento dei prezzi dei beni di prima necessità e di altri prodotti essenziali, compresi i fertilizzanti, scatenando proteste diffuse. Recentemente l’OEA aveva dichiarato che il Perù ha bisogno di una tregua politica a breve termine per porre fine a sei anni di ingovernabilità e polarizzazione come base su cui costruire il dialogo. Nulla garantisce che il paese raggiungerà la stabilità, ma la premessa è la tregua e il dialogo.

Abbiamo incontrato l’ex ministra della giustizia e diritti umani del Perù Delia Muñoz. Attualmente è Decana della Facoltà di Giurisprudenza e Scienze Politiche dell’Università Norbert Wiener.