IL ROCK PROGRESSIVO IN ITALIA

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Il rock progressivo in Italia (o #italprog) è un filone del progressive sviluppatosi in Italia all’inizio degli anni settanta. Insieme al fenomeno cantautorale, si tratta di uno degli episodi più importanti della musica leggera italiana, che ha riscosso successo e considerazione anche oltre i confini nazionali, soprattutto con gli Area, gli Arti e Mestieri, il Banco del Mutuo Soccorso, i Goblin, Le Orme, i New Trolls, i Formula 3, la Premiata Forneria Marconi, gli Osanna, Alphataurus, Il Balletto di Bronzo e i Murple. Impossibile elencarli tutti, negli anni ’70 uscirono ben 212 dischi prog in Italia.

Nei primi anni settanta il genere musicale veniva chiamato più semplicemente “pop italiano”. Il primo album con tracce di progressivo fu l’album Dies Irae dei Formula 3, prodotto in gran parte da Lucio Battisti. Mentre il primo lavoro progressive a godere di credito anche fuori dall’Italia si ebbe nel 1971 con l’uscita di Collage, secondo LP delle Orme.

Un anno prima il tastierista Tony Pagliuca, con l’aiuto di Armando Gallo, storico fotografo e giornalista musicale, si era introdotto nell’ambiente musicale londinese per frequentare i gruppi progressive emergenti e apprendere il nuovo corso. Tornato in Italia si rinchiude con i suoi due colleghi in una baita a San Boldo, un paesino di montagna in provincia di Treviso, e dopo un mese di prove, portarono il materiale registrato al produttore artistico Gian Piero Reverberi da cui avrà origine Collage. Il disco, al di là del suo valore tecnico, ebbe una grande accoglienza perché l’ambiente musicale italiano era oramai maturo.
L’Italia era in piena era beat (1966-1970) e le opere proto-progressive di gruppi inglesi come i Moody Blues o i Procol Harum erano state un successo. All’alba degli anni settanta, siamo stati il primo paese a riconoscere il talento di alcuni gruppi progressive inglesi, come i Genesis, i Gentle Giant e i Van der Graaf Generator, i cui primi album erano stati ignorati in patria.
L’ambizione di molti gruppi progressive era quella di confezionare un disco che fosse un’opera artistica non solo sotto l’aspetto musicale. La formula del concept album, ad esempio, doveva dare al disco una dignità letteraria. In questo contesto, anche la copertina rappresentava una componente dell’opera d’arte. Il catalogo della musica progressiva degli anni Settanta annovera dischi dalle copertine indimenticabili. Oniriche, fiabesche o surrealiste che raccontano l’indimenticabile rock progressive italiano.