Il suicidio della diplomazia europea

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La Commissione Europea intende proporre al Parlamento UE la creazione di un fondo di venti miliardi di euro con l’obiettivo di mantenere le scorte di armi ucraine per i prossimi quattro anni. La notizia è stata data proprio il giorno in cui Zelensky ammetteva serie difficoltà per la controffensiva e mentre il principale quotidiano italiano, il Corriere della Sera, pubblicava un pezzo intitolato Ora Kiev teme la contro-controffensiva russa

Dei “numeri” della controffensiva ucraina – che doveva essere primaverile e primaverile non è stata – non parla nessuno. Per mesi i giornali di establishment hanno aggiornato quotidianamente il pallottoliere dei morti russi. Oggi hanno smesso di farlo e ovviamente neppure informano le pubbliche opinioni europee dei morti ucraini. Forse perché si tratta di un massacro. Mezzi NATO distrutti o sequestrati e centinaia, migliaia di giovani o giovanissimi ucraini uccisi. Raccontarlo, evidentemente, cozzerebbe con la narrazione bellicista, quella teorizzata e realizzata per convincerci della bontà della strategia occidentale, dell’imminente sconfitta russa o dell’efficacia delle sanzioni. Questi venti miliardi si aggiungono ai cinquanta stanziati per volere di Ursula von der Leyen (non mi stupirei se dovesse diventare il prossimo Segretario Generale della NATO) come riserva finanziaria per l’Ucraina, a quelli che già stanno finanziando il piano “1 milione di munizioni per Kiev” e agli oltre 850 miliardi di euro spesi nell’ultimo anno e mezzo dai Paesi europei per far fronte all’emergenza energetica.

Emergenza, ricordo, causata in parte dalla guerra in Ucraina e dalla folle strategia delle sanzioni decisa da Washington per proprio interesse e avallata da Bruxelles per pavidità o palese sudditanza di fronte al padrone. Cifre spaventose ancor di più se messe a confronto con la quantità di denaro che il Consiglio europeo ha deciso di investire da qui al 2026 per affrontare le conseguenze economiche e sociali del Covid e per finanziare la transizione energetica. Il Next Generation EU (o Recovery Fund), il fondo approvato nel luglio 2020 in piena emergenza Covid, ammonta infatti a 750 miliardi di euro, meno di quello che i Paesi europei hanno speso per energia e armi in questi ultimi drammatici 18 mesi. D’altronde, i principali politici europei sono stati chiari. Dopo le prime ipocrite settimane (“vogliamo la pace”; “le sanzioni servono a costringere Putin a sedersi al tavolo dei negoziati”; “invieremo soltanto armi difensive”; “sono armi micidiali ma solo così otterremo una Pace giusta”) hanno, uno dopo l’altro, gettato la maschera.

ALESSANDRO DI BATTISTA