Cinque milioni: come se tutto il Piemonte, o metà della Lombardia, vivesse con la coperta fino al mento e il termosifone spento
La chiamano “povertà energetica”, che sembra una categoria accademica, quasi elegante. In realtà vuol dire una cosa semplice e brutale: hai freddo, ma non puoi accendere il riscaldamento.
Non è una novità. Succede da anni. Ma il governo continua a comportarsi come se fosse un’emergenza meteorologica, un temporale improvviso. Si parla di bonus, di fondi, di aiuti temporanei, di “tetti al prezzo dell’energia”. Poi arriva l’inverno e, puntuale come la propaganda, torna il mantra: “Nessuno resterà indietro”. Nel frattempo, però, milioni restano indietro davvero.
E nessuno li guarda.
La destra che predica sovranità energetica non ha ancora deciso da dove partire. Si parla di trivelle, di rigassificatori, di nucleare “di nuova generazione” (una specie di fantasma tecnologico che torna ogni dieci anni e non arriva mai).


