Le meraviglie del polpo, un mollusco intelligente da scoprire e proteggere
Molti anni fa ho fatto amicizia con un giovane polpo che aveva la sua tana in un buco della scogliera nel posto dove andavo al mare tutti gli anni: c’era una lunga piattaforma ricoperta dall’acqua su cui si poteva passeggiare prima di tuffarsi. Ogni giorno lo vedevo arrivare a gran velocità poi “frenare” e abbracciarsi alla mia caviglia, sempre la destra, con delicatezza.
Seguiva un piacevole rito durante il quale procedevo a staccare con altrettanta delicatezza una per una le sue otto braccia che lui provvedeva però a riappicicarmi, finché dopo un po’ di questo gioco mi lasciava andare e tornava a casa. Tutto ciò ha reso i polpi esseri “speciali” per me. Solo più tardi ho scoperto le sue molte e singolari capacità e con vero dispiacere anche il fatto che la pressione della pesca intensiva, spesso anche illegale, a cui viene sottoposto sta mettendo la sua sopravvivenza in pericolo.
Del polpo ne sappiamo tanto e poco allo stesso tempo. L’Octopus vulgaris è la specie più presente in Mediterraneo ed è un mollusco oltre a essere il più intelligente degli invertebrati. La sua intelligenza, qualsiasi definizione del termine si scelga, è ben nota.
È capace di risolvere problemi complessi, adattarsi a qualsiasi situazione, ricordare le forme di oggetti e persone a distanza di anni. I polpi hanno addirittura lo stesso tipo di gene implicato nell’apprendimento e nello sviluppo cognitivo dell’essere umano (ha la capacità di apprendere se sottoposto a test di apprendimento per associazione e osservando gli altri della sua specie, capacità che era stata dimostrata solo in alcuni mammiferi) (1) e ogni esemplare mostra una propria personalità, oltre a sognare. Si, sognano, e mentre lo fanno, cambiano colore a seconda del sogno (2).
Tutto quello che sappiamo del polpo ci suggerisce che meriterebbe solo il nostro rispetto e curiosità. Anche se viene spesso confuso con i polipi, che sono però coralli e meduse, il polpo ha un cervello per ogni braccio, senza contare quello centrale che gli permette addirittura di utilizzare gli oggetti in qualità di attrezzi.
Meraviglie che non finiscono qui se pensiamo pure ai tre cuori (due che soffiano il sangue blu nelle branchie e uno deputato al suo scorrimento nel resto del corpo), al sangue che si tinge di tal colore perché usa il rame per catturare l’ossigeno, alle sue incredibili capacità di sognare, memorizzare, risolvere problemi complessi, mimetizzarsi e stringere rapporti di amicizia. L’ultima emozionante caratteristica di questa specie la troviamo nella dedizione che la femmina ripone nella cura delle uova.
È lei ad assicurarsi lo sviluppo di quest’ultime soffiandoci sopra senza sosta acqua ricca di ossigeno e senza mangiare. Morirà al massimo a due anni e mezzo d’età, solo dopo aver dato tutto affinché la sua prole viva. È questo il suo nobile sacrificio. Un comportamento che pare legato alla ghiandola ottica delle madri che subisce un cambiamento nel metabolismo del colesterolo.
Per avere un’idea di come la specie umana lo considera, cioè solo come un alimento buono da mangiare, basta cercare la parola “polpo” sul web: si trova spesso una lunga lista di ricette o consigli su come pescarlo, ma in proporzione poche notizie sull’animale e sul suo carattere. Come conseguenza la specie è sottoposta a una pressione di pesca inaudita e dunque i polpi, come quasi ogni altra specie commestibile presente nel nostro mare, risentono dell’eccessiva pesca intensiva che sta svuotando gli oceani. In Italia, vengono pescati quasi 3000 tonnellate di polpi ogni anno.
Calcolandone il peso medio, stiamo parlando di centinaia di migliaia di esemplari tolti al mare ogni anno. Il reale numero però, contando anche la pesca sportiva e quella illegale è difficilmente immaginabile. A causa della biologia del polpo inoltre è molto difficile monitorarne la popolazione, che di sicuro è ridotta a livello locale, ma in generale è in diminuzione ovunque, tanto da poter essere considerata specie sovrasfruttata a tutti gli effetti.
I polpi vengono catturati con un sistema di pesca a barattolo in particolare lungo il litorale toscano. Questo metodo prevede la legatura a un’unica cima di nylon di centinaia di trappole cilindriche aperte su un lato. Ogni imbarcazione può utilizzare un massimo di cinque cali/travi, ognuno dei quali non può essere lungo più di quattro chilometri e non può detenere più di 250 “barattoli” o “tubi” in materiale plastico e/o PVC, piazzati generalmente ogni otto metri. Questi dispositivi vengono calati paralleli alla costa a profondità variabili ma non superiori a 35 metri. A questo punto il gioco è fatto: i barattoli di plastica appaiono tane sicure dove poter abitare e deporre le uova per i polpi, mentre la cima che lega le trappole diviene un ottimo substrato per sorreggere le uova lì collocate a migliaia da seppie e calamari. Atto finale: il pescatore non fa altro che salpare i cali/travi che tengono insieme i barattoli, svuotando quest’ultimi quando presentano la preda all’interno.
La micidiale pesca a barattolo è consentita dalla legge nel limite di 1.250 trappole concesse a imbarcazione, con divieti di operare con tali mezzi dal 15 luglio al 15 agosto e di abbandonare qualsiasi attrezzatura sul fondale marino (Decreto del Mipaaf del 30 dicembre 2019). Se un esemplare adulto può pesare in media cinque chilogrammi, gli individui strappati al mare sono ufficialmente centinaia di migliaia. Il reale numero però, contando anche la pesca sportiva e quella di frodo è sicuramente qualcosa di inimmaginabile.
Il più grande sequestro in Italia di attrezzature per la pesca del polpo è legato a un’intesa stabilita nel 2022 tra il Parco nazionale dell’Arcipelago toscano, la Guardia di Finanza e Sea Sheperd Italia, con un pattugliamento (che si ripete anche quest’anno) durante il quale si è scoperto che il numero di barattoli utilizzati sembrava elevatissimo, i polpi venivano attratti nelle trappole anche durante il fermo biologico e l’attrezzatura di pesca non risultava rimossa.
La campagna agostana del 2022 ha condotto al maxisequestro di ben 7.627 barattoli. Non si può non essere d’accordo sul fatto che non si tratta più di pesca commerciale, ma che è sterminio di polpi, seppie, calamari e di tutta la comunità bentonica presente nella zona.



