In Usa segnali di decelerazione dell’inflazione

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Il tanto atteso dato relativo all’indice CPI (Consumer Price Index) americano uscito in settimana è risultato in rallentamento (nella sua versione su base annua) per il decimo mese consecutivo e ha raggiunto il 4.9%, ovvero il minimo degli ultimi due anni, scendendo sotto la fatidica soglia del 5%

L’inflazione su base mensile ad aprile è stata dello 0.4%, rispetto allo 0.1% di marzo: tale rimbalzo è attribuibile alla componente core e, in particolare, all’aumento dei costi delle auto e dei camion usati; le componenti volatili, come gli alimentari, invece, sono rimaste pressoché stabili ed i costi dell’energia sono diminuiti insieme a quelli degli alloggi che sono moderatamente calati per la prima volta in due anni.

Da notare, inoltre, il marcato calo della versione “super core” (misura molto seguita dalla Fed), ovvero l’inflazione al netto degli affitti oltre che di alimentari ed energia: quest’ultima è diminuita dal 5.8% di marzo al 5.1% di aprile su base annua e, per la prima volta da settembre 2022, si trova al di sotto dell’inflazione core (al 5.5%).

Anche i prezzi alla produzione annuali (PPI) hanno decelerato la loro risalita rivelandosi pari al 2.3% su base annua, rispetto al dato di marzo pari al 2.7% (consenso a 2.4%).Tali aspettative di progressiva riduzione dell’inflazione hanno corroborato l’ipotesi di una pausa da parte della Fed, determinando la discesa sia dei rendimenti USA su tutte le scadenze sia delle probabilità di un ulteriore rialzo dei tassi da parte della Fed nel mese di giugno (ora praticamente a zero).

In questo scenario, il principale beneficiario continua a rimanere il settore tech, con il Nasdaq in recupero dopo la pubblicazione del dato, sui massimi dal settembre 2022.