A livello europeo hanno deluso le vendite al dettaglio tedesche, mentre sono risultati sotto attese i PMI del manifatturiero con il commento di S&P Global che vede un output della manifattura in Europa in crescita quasi stagnante a causa di un contesto di difficoltà di approvvigionamento, prezzi in rialzo e incertezza sul futuro
La Germania notiamo che rallenta più degli alti paesi.
Dal lato del settore dei servizi, invece, a differenza di quello manifatturiero, si continua a vedere un impatto positivo delle riaperture post Covid. Continuano però a salire in maniera decisa i costi e prezzi e potrebbero finire per incidere anche sulla domanda su servizi. S&P Global nel commento che accompagna le indagini dice di temere che terminato l’effetto delle riaperture, l’attività rallenterà a causa dell’incertezza derivante dalla guerra, dalla salita dei prezzi e dall’inasprimento della politica monetaria.
In USA l’ISM dei servizi è calato, contrariamente alle attese di una piccola accelerazione. Anche in questo caso il dettaglio non è molto buono con i nuovi ordinativi in calo di oltre 5 punti, così come il sottoindice relativo all’occupazione. In sintesi, l’attività nel settore servizi USA a giudicare dall’indicatore più seguito sta rallentando, sia pure da livelli elevati. E i sottoindici occupazionali hanno deluso sia nel manifatturiero che nei servizi, il che lascia un’area di incertezza per il report sul mercato del lavoro.
Infine, l’indice Caixin Pmi nel settore dei servizi della Cina, elaborato da S&P Global, ha subito un vero e proprio crollo in aprile (36.2 punti dai 42.0 di marzo), confermandosi per il secondo mese consecutivo sotto la soglia di 50 punti che separa crescita da contrazione e attestandosi sui minimi dai 26.5 punti del febbraio 2020, allo scoppio della pandemia di coronavirus. Inutile ripetersi sulle cause che stanno alla base del dato.
Lo spettro di un rallentamento non fornisce comunque supporto ai bond in questa fase, maggiormente guidati dalle aspettative di politica monetaria che ha ora il focus sull’inflazione. Ne fanno le spese anche i titoli di stato italiani che ha visto tassi in salita su tutti i tratti di curva e lo spread issarsi fino alla soglia dei 200 bp. Sulle obbligazioni in Eurozona possono aver inciso le dichiarazioni della Schnabel comparse in settimana, secondo cui gli acquisti di bonds potrebbero terminare a giugno e un rialzo a luglio è “possibile”.
In USA, invece, il 10 anni ha varcato la fatidica soglia del 3% per la prima volta dal dicembre 2018 (ultimo ciclo di stretta monetaria). Ancora più sorprendente è stato il calo dei tassi di inflazione di breakeven, cosa che ha spinto i tassi reali in positivo sulla scadenza a 10 anni. L’esplosione dei tassi reali USA ha sostenuto la forza del dollaro. Rendimenti e spread in Europe e USA stanno mostrando una forte correlazione, con una tendenza delle curve a irripidirsi e degli spread ad allargare, migliorando le valutazioni.



