Vi sono più indizi che messi insieme danno l’idea di come il ciclo stia rallentando. Il primo è stata la trimestrale di Netflix che ha fatto emergere come il taglio delle spese da parte dei consumatori abbia inciso in maniera tale da causare una contrazione degli abbonati
Il secondo è arrivato dalla lettura del PIL USA che ha fatto registrare una contrazione, sia pure con tutti i distinguo del caso, ovvero un impatto negativo dal canale estero e dalla riduzione del forte accumulo di scorte di fine 2021.
Infine, sono arrivati deludenti risultati da parte di Amazon, la più grande società e-commerce esistente al mondo, che mostrano un calo delle vendite. La curva USA sta scontando 150 bp di rialzi nei prossimi 3 FOMC (3 rialzi da 50 bps a maggio, giugno e luglio): con una domanda già in calo potrebbe rivelarsi un’arma a doppio taglio.
Non che manchino le motivazioni per queste performance negative dal punto di vista macro: abbiamo la stretta monetaria avviata in settimana dalla Fed con un rialzo da 50 bp, volta a contrastare l’inflazione troppo elevata. L’earning season (la stagione delle trimestrali) sta mostrando livelli di sorprese positive molto più normali di quelle cui eravamo abituati nelle ultime sessioni, con le società che poi rilasciano previsioni assai più incerte per i trimestri successivi. Il rialzo prolungato dei tassi sul tratto medio lungo della curva sta impattando fortemente sui titoli growth e su quelli a multipli più elevati.
A tutto ciò si aggiungono fattori negativi che gettano ombre sul quadro globale, tra cui la guerra in Ucraina e il rallentamento economico in Cina a causa dei lockdown imposti per contrastare il Covid.


