Esattamente sette giorni fa, il Governatore della Banca centrale nazionale, Gent Sejko, e l’Ambasciatore dell’Unione Europea a Tirana, Silvio Gonzato, premevano congiuntamente il pulsante che ha dato il via libera alla prima transazione monetaria, dall’Albania verso la UE, nell’ambito dell’area unica dei pagamenti in Euro denominata SEPA

Un traguardo molto atteso da parte della comunità istituzionale e civile del piccolo ma dinamico Paese delle Aquile, che vede così anticipata e accelerata l’integrazione e l’unificazione con il mercato comunitario, semplificando le relazioni con i consumatori, gli acquirenti intermedi e finali e gli investitori industriali e di capitale.
Se le condizioni politico/istituzionali sono state poste dal precedente Governo Rama ter, in concertazione con la precedente Commissione Von Der Leyen, la loro attuazione sul piano tecnico è stata seguita dal Governatore nazionale Gent Sejko, custode della politica monetaria statale che ha stabilizzato il costo del denaro al 2,5 per cento, dal momento che l’Albania dispone tuttora di sovranità valutaria con la moneta denominata Lek la quale, a seguito dell’aumento dei flussi delle rimesse estere pubblico/private e dei flussi di investimento soprattutto immobiliare, ha messo a segno un forte rafforzamento nei confronti sia dell’Euro sia del dollaro statunitense consentendo di contenere il tasso d’inflazione strategico per una realtà dove le importazioni di beni restano una voce importante.
Come hanno bene evidenziato Rama e Sejko, l’ammissione dell’Albania nel sistema SEPA, per il fatto di semplificare le transazioni monetarie e di renderle più convenienti, consentirà, nel primo anno di applicazione, un risparmio globale di 20 milioni di euro per gli utenti familiari e aziendali, risparmio destinato ad accrescersi ulteriormente una volta che sarà entrato a regime negli anni successivi. “In pratica – come ha ricordato Rama – un bonifico da Tirana a Roma costerà quanto un trasferimento monetario bancario all’interno del nostro Paese, e ciò avrà il duplice effetto di contrastare l’economia informale e sommersa e di favorire l’inclusione finanziaria e bancaria della popolazione, con benefici ulteriori per la liquidità a disposizione di famiglie, imprese e investitori, a maggior ragione dopo che l’Albania è stata definitivamente promossa dal Comitato di esperti MoneyVal per il raggiungimento dei requisiti in materia di contrasto alle attività di riciclaggio”.

Naturalmente, ogni attività di movimentazione finanziaria ne presuppone una o più a carattere reale e industriale, e infatti – come è stato messo in evidenza da Laura Plaku, direttrice generale esecutiva di Aida, l’agenzia statale per la promozione degli investimenti esteri diretti – lo stock di questi ultimi ha raggiunto i 4,5 miliardi di dollari equivalenti, per un totale di oltre 28.000 nuovi posti di lavoro creati con una incidenza del settore turistico ricettivo residenziale e una prevalenza dall’area dell’Unione Europea, della Turchia e degli Stati Uniti d’America, in quest’ultimo caso con l’autorizzazione alla concessione deliberata dal Governo Rama a favore dell’investitore strategico Jared Kushner, genero del Presidente statunitense Donald Trump, per la realizzazione di un complesso turistico di altissimo livello destinato a sorgere nella contea di Valona, nell’arcipelago di Sazan, con la compartecipazione dello Stato albanese e un controvalore di base di un miliardo e mezzo di dollari, a quindici minuti di distanza dal nuovo scalo aeroportuale dell’Albania del Sud.
Proprio le relazioni con l’oltre Atlantico rappresentano una delle punte di diamante del Governo Rama appena insediato per la quarta legislatura consecutiva a guida socialista dal 2013 a oggi: più di recente, il centrale palazzo dei Congressi di Tirana – dove sono in corso i Forum/convention con gli investitori europei e turchi – ha ospitato il summit globale della NATO dedicato alla sicurezza cibernetica in alleanza fra 32 Stati e durante cui il Premier Rama, in sinergia con il Segretario generale Mark Rutte, ha ribadito l’orientamento del proprio Governo a contrastare le minacce ibride e a incoraggiare gli investimenti pubblico/privati nella cybersecurity tramite il regime di favore introdotto per le start-up innovative al 5 per cento in luogo dell’aliquota marginale generale fissata al 15 del fatturato netto.

Uno scenario nel quale l’Italia, storicamente il primo partner commerciale dell Albania, non intende svolgere un ruolo di mero Paese spettatore, come ribadito dal nostro nuovo Ambasciatore Marco Alberti, in carica dalla scorsa primavera e artefice di una serie di iniziative volte a rafforzare gli elementi culturali e a favorire la trasformazione dei rapporti commerciali in opportunità sul versante produttivo e manifatturiero, in raccordo fra l’altro con il ruolo ottimale condotto da Confindustria Albania grazie al Presidente Davide Rogai e alla Direttrice Gerta Bilali. Proprio nel corso del mese di novembre sono attesi importanti sviluppi con l’obiettivo di accrescere il ruolo degli investitori strategici Tricolore oltre Adriatico nel Paese delle Aquile secondo l’imperativo di “non fare mai meno del nostro meglio – ha più volte dichiarato l’Ambasciatore Alberti – Il mio auspicio è che si passi dalla logica di sistema Italia a quella di “progetto Italia” dove sia superato in via definitiva il paradigma secondo il quale un piccolo Paese sarebbe idoneo solo alle piccole imprese. Viceversa, e proprio al fine di tutelare al meglio queste ultime, è decisivo il coinvolgimento dei maggiori gruppi e delle imprese principali, intorno alle quali si crea un indotto di PMI in grado di essere valorizzato e salvaguardato al meglio”.
Nel frattempo, è entrato pienamente in vigore l’accordo binazionale sulle pensioni, autorizzato dai Governi Rama e Meloni, ratificato dal nostro Vicepremier Antonio Tajani e reso tecnicamente operativo dalla Ministro Marina Calderone di concerto con l’INPS, per consentire il reciproco riconoscimento e la cumulabilità delle carriere lavorative e contributive fra Italia e Albania e la portabilità delle stesse nel Paese di ultima residenza del lavoratore italiano ovvero albanese: uno strumento sia per riconosce il contributo della Diaspora in Italia, dai primi anni Novanta a oggi, sia per accordare il giusto riconoscimento al fenomeno dei lavoratori e dei professionisti italiani, oltre che dei cittadini Albanesi di rientro, i quali scelgono l’Albania come nuova sede professionale per concludere la propria carriera attiva.
Italia e Albania sono due Paesi i cui rapporti, naturalmente, sono destinati a crescere e a non andare in pensione. Anzi…
AZ


