Quale sarà l’impatto dell’intelligenza artificiale nel mondo del lavoro? E quanto peserà nella ricerca di talenti e risorse professionali da impiegare? Queste sono alcune delle domande a cui cerca di rispondere uno studio realizzato da Boston Consulting Group (Bcg) insieme a The Network e The Stepstone Group attraverso un sondaggio condotto su 150.000 persone in 188 Paesi. L’indagine, Decoding Global Talent 2024: How Work Preferences Are Shifting in the Age of GenAI, ha incluso il 51% di uomini e il 49% di donne, un’età compresa principalmente tra i 20 e i 40 anni, quindi in una fase iniziale o intermedia della propria carriera.
Nell’attuale mercato del lavoro, caratterizzato da tassi di disoccupazione record e un elevato numero di posti vacanti, il 64% dei rispondenti a livello globale ritiene di avere una forte posizione negoziale. In Italia la percentuale si attesta a circa il 50%. Si tratta di una prospettiva universale, indipendentemente dal ruolo lavorativo, e tale fiducia non è infondata: il 75% dei lavoratori (in Italia il 73%) ha dichiarato di essere contattato per opportunità di lavoro almeno qualche volta all’anno, mentre il 19% settimanalmente (14% in Italia).
“Appurato che la forza lavoro globale ha ormai acquisito una chiara consapevolezza del proprio valore, è essenziale che i datori di lavoro comprendano quali elementi siano realmente attrattivi per i talenti – afferma Matteo Radice, Managing Director e Partner di Bcg – Oggi, al vertice delle priorità emerge la sicurezza del posto di lavoro, una risposta legata alle crescenti preoccupazioni riguardo l’occupazione a lungo termine, acuite dalla consapevolezza dell’impatto della GenAI. Altrettanto importanti per i talenti sono l’equilibrio tra lavoro e vita privata, la compensazione economica, le buone relazioni con i colleghi e, infine, le opportunità di apprendimento e sviluppo professionale”.



