Intercettazioni, Nordio voleva toglierle ma adesso il governo ne estende l’uso

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Noi interverremo sulle intercettazioni molto più radicalmente. Che questa sia una barbarie che costa 200 milioni di euro l’anno per raggiungere risultati minimi è sotto gli occhi di tutti”

Parlava così Carlo Nordio, il 17 giugno, al Taormina Book Festival, affermando che era necessario limitare l’uso e il numero delle intercettazioni nelle indagini. Eppure, il primo provvedimento in materia che il Guardasigilli Carlo Nordio porterà in Consiglio dei ministri andrà nel senso esattamente opposto rispetto alle sue convinzioni: estenderà , infatti, la possibilità per i pm e la polizia giudiziaria di ascoltare le conversazioni altrui.

La decisione dell’esecutivo corregge la precedente decisione della Prima sezione penale della Suprema Corte che aveva dichiarato illegittime e quindi inutilizzabili alcune intercettazioni disposte secondo il regime più “largo” previsto per i “delitti di criminalità organizzata” rispetto a quelli comuni.

Nei mesi scorsi, l’ANM aveva fortemente criticato le parole del guardasigilli, poiché l’orientamento restrittivo delle intercettazioni rischiava di riprodurre uno standard che avrebbe fatto saltare i processi in corso in cui le intercettazioni erano state disposte secondo il criterio considerato valido in precedenza. Quando l’allarme arrivato (in via riservata) negli scorsi mesi al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, magistrato, dai suoi colleghi delle Direzioni distrettuali antimafia e anche dalla Procura nazionale, guidata da Giovanni Melillo, ha costretto il governo a metterci una pezza.

Lo scorso 17 luglio era stata la stessa Giorgia Meloni, nel corso del Consiglio dei Ministri, a sottolineare “l’importanza delle implicazioni della sentenza”, che “potrebbe comportare l’inutilizzabilità del materiale probatorio acquisito sulla base dell’interpretazione precedente”, definendo “necessaria e urgente l’adozione di una norma” che ne sterilizzi le conseguenze, recitava un comunicato di palazzo Chigi.