Interventi estetici sui minori: una riflessione oltre i confini

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Dal Messico arriva una notizia che scuote le coscienze, una ragazza di appena 14 anni è morta dopo un intervento estetico al seno e un lifting ai glutei

Non è solo un dramma familiare, ma il riflesso di una problematica globale che riguarda la tutela dei minori, l’etica della professione medica e la responsabilità della nostra società.

Era minorenne, eppure il consenso della madre è bastato perché il chirurgo procedesse. Qui si apre un vuoto non soltanto normativo, ma anche culturale ed etico. Trattare il corpo di un’adolescente come terreno di sperimentazione estetica significa ignorare la fragilità psicologica e la crescita biologica ancora in corso.

Un chirurgo non dovrebbe limitarsi a compiere un atto tecnico, ma assumersi la responsabilità etica delle proprie scelte. Il consenso legale di un adulto non basta a giustificare un’operazione su chi non ha ancora raggiunto la maturità fisica ed emotiva. Il compito del medico non è soltanto operare, ma proteggere, e questo implica talvolta avere il coraggio di dire no.

Dietro una richiesta di chirurgia estetica in età adolescenziale si nascondono spesso fragilità interiori, pressioni sociali e modelli di bellezza distorti.

Per questo, la consulenza psicologica dovrebbe essere parte integrante e obbligatoria di ogni percorso che preveda modifiche corporee invasive. Non rappresenterebbe un ostacolo, ma una tutela, un modo per distinguere tra un reale bisogno e una scelta dettata da insicurezze o condizionamenti esterni.

Questa vicenda non riguarda soltanto il Messico, ma tocca il mondo intero. L’ossessione per l’apparire è un fenomeno globale che cresce con i social media, con i modelli irraggiungibili, con l’illusione che la perfezione sia una condizione necessaria per essere accettati. Le nuove generazioni vivono sempre più spesso con la percezione di non essere mai abbastanza, e questo alimenta rischi enormi.

Occorre ripensare il quadro normativo, vietare gli interventi estetici sui minori e rendere obbligatoria una valutazione psicologica preventiva anche per gli adulti che desiderano modificare in modo irreversibile il proprio corpo. Non significa limitare la libertà individuale, ma difendere la salute, la crescita e il futuro di chi non ha ancora gli strumenti per decidere consapevolmente.

A 14 anni si dovrebbe imparare a vivere, non morire per inseguire un ideale di bellezza. La prevenzione passa dall’educazione, dalla resilienza e dalla consapevolezza, mentre la vera cura inizia sempre dalla mente, non dal bisturi.

Come professionista non posso che sottolineare la gravità di quanto accaduto. Ogni vita persa in questo modo ci ricorda che l’apparenza non può prevalere sull’essenza. Proteggere i minori significa avere il coraggio di porre limiti chiari, scegliere per loro quando non hanno ancora gli strumenti per farlo, e promuovere una cultura che valorizzi la crescita interiore più di qualsiasi immagine riflessa nello specchio.

Dott.ssa Klarida Rrapaj Psychologist, Criminologist, Victimologist