Come ogni estate, la situazione è devastante. Qui, come ovunque in Italia. Ma in #Calabria, una delle regioni più periferiche e sfruttate, alcuni aspetti diventano ancora più drammatici. L’acqua corrente è contingentata: scorre solo in alcune fasce orarie, aggravando le difficoltà quotidiane della detenzione e peggiorando le condizioni igienico-sanitarie. Le attività trattamentali sono ridotte al minimo. I detenuti sono abbandonati a loro stessi, senza nulla da fare.
Il sovraffollamento è la norma, e il personale è gravemente insufficiente affinché i diritti dei detenuti possano essere rispettati. Circa un terzo della popolazione carceraria – oltre cento persone – è composto da cittadini stranieri, molti dei quali detenuti per il controverso reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Per tutti loro c’è un solo mediatore culturale. Uno solo. E non parla nemmeno tre lingue. In alcune celle si vive in otto, con letti a castello a tre piani. Chi dorme in alto ha il soffitto a pochi centimetri dal volto.
Il caldo è infernale, l’aria è ferma. Non tutti hanno un ventilatore. In cella manca il frigorifero, e conservare il cibo diventa un’impresa. Ma la denuncia più unanime riguarda i servizi sanitari: carenti, inadeguati, quasi sempre inaccessibili. Ho incontrato diverse persone malate, senza cure adeguate. Ho potuto incontrare anche Amir Babai, compagno di viaggio di Marjan, vittima di una vicenda assurda che lo vede ingiustamente condannato in primo grado come “scafista”. Per approfondire, seguite la pagina IG oltre.i.confini.scafiste Ministro Nordio, qui occorre intervenire subito. Con ogni strumento a disposizione, per ridurre il sovraffollamento e garantire condizioni dignitose e il rispetto dei diritti più basilari.


