ITALIA, DALLE TAVOLE DEL FERRAGOSTO AI TAVOLI DI CRISI: LA DIFFERENZA SONO 120.000 POSTI A RISCHIO

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Sono tanti quelli messi in discussione dai piani di transizione eco industriale imposti dai diktat di Bruxelles, e che il nostro Paese si trova a dover gestire nella sede di via Veneto del ministero del made in Italy. Il ministro Urso di fatto commissariato da palazzo Chigi si automotive, siderurgia e dintorni 

Le statistiche sindacali aggregate indicano, solo con riferimento al capitolo della transizione ecologica nella manifattura automobilistica ed edilizia, un totale di 120.000 occupati a rischio di essere mandati a casa. Tale proiezione potrebbero però lievitare fino a 200.000 posti condannati alla sparizione nei prossimi mesi, con buona pace delle statistiche Istat.

Se, nel corso di una recente intervista, il ministro delle imprese e del made in Italy, onorevole Adolfo Urso, ha ricondotto a sé il merito di avere accentrato nel proprio dicastero tavoli di crisi che in precedenza erano conosciuti o censiti su base territoriale regionale, ciò che a suo dire giustificherebbe l’impennata delle vertenze, le organizzazioni sindacali formulano una versione parzialmente diversa dello scenario dipinto: la gestione e la risoluzione delle problematicità evidenziate in maniera strutturale da aziende in situazioni di criticità, non sarebbero riferibili al lavoro del ministro e del governo Meloni, bensì alla mobilitazione delle forze sociali e alla progettualità dei singoli.

Tanto che, secondo le federazioni metalmeccaniche della Cgil e della Uil, il “casus belli” della fallimentare trattativa con Stellantis, per risollevare la produzione automobilistica nazionale, sarebbe la punta dell’iceberg della non capacità del Dicastero di via Vittorio Veneto sul fronte di politiche industriali finalmente credibili.

Le forze sindacali e del lavoro sono concordi nel dichiarare che l’obiettivo del milione annuo di autovetture da fabbricare nel Belpaese, in sé peraltro insufficiente, è lontano dall’essere raggiunto, e proprio per questa ragione le rappresentanze del lavoro dipendente chiedono da tempo alla Premier Giorgia Meloni di avocare a sé il tavolo di crisi sull’automotive, poiché solo in quest’ultima maniera il Gruppo Stellantis sarebbe indotto a elevare la qualità dei colloqui con il Governo italiano, schierando direttamente il presidente John Elkann Agnelli o l’amministratore delegato Carlos Tavares anziché dirigenti non decisionali delle retrovie. Negli Stati Uniti d’America Tavares si appresta ad affrontare in un tribunale i deludenti risultati economici procurati agli azionisti; in Italia quando i vertici della ex Fiat renderanno conto del disimpegno a danno degli impianti nostrani?

In ogni caso, le questioni dell’economia manifatturiera Italica abbracciano una pluralità di macro settori, il secondo dei quali, alla pari con l’auto, è rappresentato dall’edilizia e dalle costruzioni: la venuta meno di incentivi più che adeguati, necessitata dalle cifre fuori controllo del super eco bonus, comporterà o la rinuncia agli interventi, e la conseguente svalutazione di gran parte del nostro patrimonio immobiliare residenziale, o la sua limitazioni ai ceti sociali con maggiori possibilità di spesa. In un caso piuttosto che nell’altro, numerose aziende del settore delle costruzioni e dell’indotto impiantistico dovranno ridimensionare ordinativi e livelli occupazionali.

Tanto che il totale dei posti di lavoro da attenzionare potrebbe salire a 200.000.

Dir politico Alessandro Zorgniotti