Italia primo produttore mondiale di pasta, cresce export: I sem 2025 +2,5%

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Nonostante lo scenario di incertezza, la pasta resta una passione globale. La produzione mondiale ha superato i 17 milioni di tonnellate; l’Italia, in questo contesto, mantiene la leadership con circa 4,2 milioni di tonnellate prodotte nel 2024 e quasi il 60% della sua produzione che finisce all’estero, raggiungendo le tavole di oltre 200 Paesi.

Ed è proprio l’export che conferma la vocazione globale del comparto, con un valore delle vendite oltre confine che ormai eguaglia quello dei consumi nazionali. Parliamo di oltre 2,42 miliardi tonnellate, in crescita del 9,1% rispetto al 2023 per un valore che supera i 4 miliardi di euro (+4,8% rispetto al 2023). In pratica 80 milioni di porzioni di pasta italiana che lo scorso anno sono state proposte nelle case e nei ristoranti di quasi 200 Paesi.

Guardando alla geografia delle esportazioni, si osserva come lo scorso anno oltre 1,5 milioni di tonnellate siano rimaste nel Paesi dell’UE mentre 898.815 tonnellate sono finite in Paesi terzi. Sul podio dei mercati di sbocco ci sono Germania con 467.183 tonnellate, Stati Uniti con 302.177 tonnellate e Regno Unito con 283.478 tonnellate, seguiti a ruota da Francia (278.511 tonnellate) e Giappone (69.589 tonnellate). L’aumento dell’export registrato nel 2024 si conferma anche nel primo semestre del 2025, con una crescita a volume del 2,5% rispetto all’analogo periodo del 2024 (1.195.025.792 nel 2024 vs 1.224.476.880 nel 2025). Dati che confermano l’industria pastaria italiana asset strategico dell’agroalimentare italiano nonostante uno scenario caratterizzato da pesanti dazi all’export in Usa, inflazione, conflitti, aumento dei costi delle materie prime e cambiamenti climatici che influenzano i raccolti del grano duro

Ma l’Italia non è prima solo per produzione. Gli italiani sono anche i più grandi consumatori con 23,3 chili annui pro-capite. Secondo i dati di Unione italiana food, infatti, se per quanto riguarda la produzione, siamo primi davanti a Turchia (2,1 milioni di tonnellate), Stati Uniti (2 milioni), Egitto (1,2 milioni), Brasile (1,1 milioni), anche sul fronte consumi deteniamo l’oro, davanti a Tunisia (17 kg), Venezuela (13,6), Grecia (12,2) e Germania (10,1).

“Per gli italiani la pasta è una questione di appartenenza e motivo di orgoglio. Questa ricerca lo conferma e arriva in un momento politicamente delicato – spiega Margherita Mastromauro, presidente dei Pastai italiani di Unione italiana food – Il comparto della pasta è un pilastro della nostra economia e della nostra identità culturale. Ogni misura che ne ostacola la competitività sui mercati internazionali rappresenta una minaccia non solo per le imprese, ma per l’intero sistema del made in Italy. Nel complesso quadro geopolitico che ci troviamo ad affrontare, segnato anche dal rischio di extra-dazi da parte del Dipartimento del commercio americano, questa 27esima edizione del World Pasta Day assume un grande significato simbolico: ci ricorda cosa la pasta ha rappresentato e rappresenta ancora oggi nel nostro Paese e nel mondo sul piano economico, culturale e sociale. Ed è sicuramente un valore e una risorsa che vanno tutelati”.