Jeffery Deaver – Pietà per gli insonni – Milano, Sonzogno, 1999. 435 p. (286)

0
0
Un uomo gigantesco, dalla forza eccezionale, Michael Hrubek, schizofrenico, folle e stupratore, evade nel New England dal luogo di cura che lo aveva in carico per vendicarsi di Lisbonne (Lis) sposata con Owen Atcheson, perché aveva testimoniato contro di lui in un processo per omicidio.
La vicenda – dalla fuga alla sua conclusione – si svolge in pochi giorni, caratterizzati da vento forte, tempesta ed allagamenti, che rendono – soprattutto nelle vicende notturne – più angosciante e cupo seguirne gli avvenimenti.
Naturalmente si scatena la caccia all’uomo, in tanti partono per catturarlo… non tutti con l’intento di prenderlo vivo: polizia ed esperti di più contee, un medico dell’ospedale, Richard Kohler – che lo ha in cura e lo ritiene innocuo (o perlomeno controllabile) e non vuole che gli sia fatto del male -, un esperto investigatore privato, Trenton Heck con il suo cane Emil, a cui sono stati promessi 10mila dollari per la cattura.
Inizialmente il direttore della casa di cura, Ronald Adler, cerca di nascondere l’accaduto ma poi, quando le due guardie che custodivano – trasportandolo nel furgone dell’obitorio – non il corpo del detenuto suicida Callaghan, ma il vivo e forte gigante, rientrano in ospedale con evidenti ferite e fratture, è costretto ad informare con riluttanza le forze dell’ordine.
In quei pochi giorni in cui la Natura scatena tutte le sue forze – come l’evaso per restare libero – accadono vari furti (di bici, moto, auto, trappole per animali), violenze su varie persone, omicidi, scassi a negozi ed abitazioni private… che, naturalmente vengono attribuiti tutti a Michael.
La figura e la personalità di quest’uomo gigantesco – oltre al suo comportamento, ai suoi ragionamenti ed alle sue azioni – sono il “clou” della narrazione e volutamente, crediamo, descritti dall’autore in modo equivoco, ovvero ora il fuggitivo appare tranquillo, pacato e “normale”, ora si presenta violento e tendenzialmente portato a far del male a uomini ed animali che gli danno la caccia; un uomo insomma che non è facile collocare tra i “pericolosi” o tra i “normali” un po’ irritabili. Pure, alla fine del libro avremo delle sorprese che lo riguardano. Così è per Owen, Adler, Trenton, e per la sorella di Lis, Portia: tutte personalità apparentemente ben chiare ma che forse nascondono qualcosa.
Sembra che Deaver voglia inviarci un avvertimento, un messaggio: attenti a classificare o pensare di aver capito il vostro prossimo: potreste sbagliarvi! Come accade con alcuni di questi personaggi…
L’autore si dilunga molto nella bene esposta descrizione di soggetti ed avvenimenti, ambienti ed emozioni, sensazioni, istintualità… e su ogni avvenimento che circonda lo spostamento di Michael, fino alla conclusione della storia, che riserva grandi sorprese, figlie di una trama ben intrecciata e di una storia ben pensata e raccontata, fatta a posta per coinvolgere il lettore, stupirlo ed alla fine soddisfarlo.
La malattia – o meglio le malattie – mentale, è stata da sempre un campo non facile da percorrere; il disagio mentale, parimenti, non sempre è stato affrontato correttamente e bene, ovvero rispettando l’uomo e la sua dignità. Qui troviamo, nel sottofondo, egregiamente affrontato anche questo aspetto: sia nei metodi adottati e da adottare nelle varie situazioni da parte dei singoli medici, sia nell’aspetto di fondo generale, sociale, in merito al comportamento da adottare verso questi soggetti. E questo è un punto di merito per l’autore.
Tornando alla trama ed agli avvenimenti, la scia di violenza che termina in una notte colma di orrore e di sorprese è spesso frutto non di logici avvenimenti ma di locali e momentanee situazioni, spesso incomprensibili solo se non si conosce – e si accetta – la complessità della natura umana.
Come ciò che accade tra le due sorelle, tra Emil ed il suo padrone – che, tra l’altro, rifiuta un compenso immediato che è più del doppio di quello promessogli se abbandona “la caccia”, tra Owen e Lis, tra il dottor Kohler ed il suo “capo” Adler…, situazioni che ci appaiono apparentemente inspiegabili ma che comprendiamo nella loro più profonda verità se ci soffermiamo con attenzione sulle personalità dei singoli individui.
Jeffery Deaver ha studiato da avvocato, ma da tempo si dedica alla narrativa. Vive a New York ed in Virginia ed è considerato il degno erede del grande Thomas Harris. Il Times lo ha definito “il più grande scrittore di thriller dei nostri giorni”. Ha venduto oltre 30 milioni di copie dei suoi libri nel mondo ed è tradotto in 150 lingue. Lo conosciamo da tempo anche per “Il collezionista di ossa”, un bel film tratto da un suo libro, “bravissimamente” interpretato da Denzel Washington nei panni di un investigatore tetraplegico.
franco cortese
Franco Cortese  Notizie in un click dicembre 2026