PALERMO – Palermo è ricca di chiese e cappelle, memoria storica di un popolo dalla fede profonda e dal rispetto per la spiritualità dell’Uomo
A visitare anche solo una volta questa città si rimane colpiti dalla varietà di belle architetture e richiami artistici, a cominciare dal Duomo e dalle sue “ricchezze” culturali e materiali, interne ed esterne. Eppure, se non si è molto informati o si conoscono solo i monumenti turistici e le guide principali e più sintetiche, si rischia spesso di perdere bellezze cosiddette “minori”, che – grazie all’impegno, la cura e l’attenzione per la conservazione da parte di Enti e di privati cittadini che hanno a cuore sia la cultura sia la loro terra – sono rimaste ben custodite, mantenendo quasi intatto il loro fascino, la struttura, il contenuto originario e l’emotività che provocano.
Uno di questi “gioiellini” è la nascosta Cappella della Soledad (solitudine), che grazie alla gentilezza della famiglia che la custodisce siamo riusciti a visitare ed ammirare.
Collocata in piazza Vittoria, a pochi passi da quella Cattedrale che calamita quasi tutti gli sguardi, e le visite, anche la Madonna di Soledad, non da tutti conosciuta, veglia e prega per i palermitani e le miserie umane; i credenti che la visitano, quindi, compiono pure un doveroso atto di fede.
La Cappella fu costruita nel 1590 all’interno della chiesa di San Demetrio, regnante il viceré di Sicilia conte di Alba de’ Lista, forse per essere utilizzata dai militari e dalle loro famiglie. La chiesa di San Demetrio era invece affidata alla custodia dei canonici Regolari della SS. Trinità.
Il culto della Madonna di Soledad si diffuse in tutta Palermo quando gli spagnoli qui residenti organizzarono una solenne processione un Venerdì Santo, con penitenti che si flagellavano a sangue, importando i costumi spagnoli allora in uso. Fu così che dal 1750 ad oggi tutti i venerdì di Quaresima vengono celebrati riti penitenziali con dialoghi e musica.
Questa cappella fu sempre protetta da tutti i re di Spagna, tanto che il 3 maggio 1732 Carlo VI la dichiarò Cappella Imperiale. Oggi appartiene ad un Opera Pia di origine spagnola.
Artisticamente ampliata nel 1610, nel 1679 venne arricchita da Paolo Amato con tre arcate separate da due colonne, cambiando così la zona del presbiterio. Durante la II guerra mondiale la chiesa di San Demetrio fu bombardata e quasi totalmente distrutta; le bombe lasciarono in piedi solo questa Cappella, pur se danneggiata. Totalmente restaurata, essa è stata riaperta al culto nel gennaio 1957 a cura dello stato spagnolo.
L’interno è rivestito di marmi policromi (prevalentemente neri e arancio-marrone frutto del restauro Settecentesco di Giuseppe Marvuglia), con altari barocchi, bassorilievi dorati, stucchi, pitture (opere di Olivio Sozzi, artista siciliano), qualche busto di nobili, tra cui Don Martino di Pinedo, Don Andrea Luca Lucano, Don Andrea Salazar e l’immagine del sacerdote spagnolo Pedro Riveda, ucciso dai repubblicani nel 1936.
La statua lignea della Madonna posta all’altare centrale è stata portata dalla Spagna. Interessante anche il crocifisso, anch’esso ligneo, opera di ignoti, probabilmente dell’Ottocento.
Tutti questi pezzi non sono opere d’arte molto importanti, ma hanno una discreta fattura ed un loro fascino oltre l’estetica, e l’atmosfera di raccoglimento e richiamo storico che vi creano.
Il secondo mercoledì di ogni mese l’edificio viene aperto per gruppi e celebrazioni; nella settimana santa si svolge una famosa processione. Negli anni passati, la Cappella Soledad veniva “adottata” dalle scuole una volta l’anno e tenuta aperta per visite.
Non esiste molta letteratura al riguardo, una visita diretta trasmette molte più notizie ed impressioni di qualunque testo. E vi assicuro che merita!
Franco Cortese Notizie in un click



