Studiata nel contesto di un più ampio pacchetto di misure per contrastare la povertà, anche relativa, in sostituzione del tanto contestato reddito di cittadinanza, la tessera presentata dal ministro dell’agricoltura Francesco Lollobrigida – e scaturita da un decreto ministeriale condiviso assieme ai colleghi di Governo Giancarlo Giorgetti e Marina Calderone – ammonta infatti a 382 euro “una tantum” da qui a fine anno, e viene assegnata a nuclei familiari in condizioni di indigenza non assoluta, con indicatore ISEE, certificato, non superiore a 15.000 euro e almeno 3 figli a carico
Gli acquisti avranno luogo presso esercizi commerciali convenzionati, dalla grande distribuzione alle medie strutture ai piccoli negozi di quartiere, e in alcuni casi verranno agevolati con l’applicazione di sconti al pubblico fino al 15 per cento su alcune merceologie alimentari, il che dovrebbe consentire di ampliare il numero di prodotti che i titolari della tessera – emessa da Poste Pay – potranno comprare restando nei limiti di budget della stessa.
Molto limitato sarà il potere discrezionale delle autorità locali: i Comuni e i Sindaci, infatti, potranno procedere al rilascio della card – “Dedicata a Te” – sulla base di elenchi di cittadini destinatari messi a disposizione dall’INPS.
Per l’operatività della tessera sono stati stanziati, nella legge finanziaria di stabilità in vigore per il corrente anno, cinquecento milioni di euro, con l’impegno a reinvestire a favore delle medesime categorie le somme eventualmente rimaste non utilizzate, da qui a fine 2023, per gli acquisti che, per essere ammissibili, dovranno essere rigorosamente conformi a un elenco di prodotti merceologici considerati non voluttuari ma di sostentamento primario.
Secondo le prime proiezioni, di questa misura di contrasto alla povertà relativa dovrebbero beneficiare un milione e trecentomila famiglie, selezionate fra quante già non beneficiano di altre coperture di sostegno al reddito o di lotta alla marginalità. Esclusi pertanto i percettori di Naspi, il trattamento di disoccupazione, di reddito di inclusione o di ciò che rimane del reddito di cittadinanza dopo la decurtazione operata a seguito della distinzione governativa tra occupabili e non.
Svolgendo una serie di conti, raffrontati altresì alle rilevazioni condotte dall’ISTAT, si scopre che l’importo alla base della singola card “Dedicata a Te”, ossia 382 euro, è pari a poco più di un mese di spesa alimentare unitaria per famiglia censita dall’istituto nazionale di statistica e da esso quantificata in 350 euro. Se da quest’ultima cifra deduciamo l’importo corrispondente agli alimenti più voluttuari, la differenza per il primo sostentamento potrebbe assestarsi sui 250 euro, e su questa base il Governo avrebbe potuto lavorare a una mensilizzazione dell’aiuto.
Oltre a un aspetto meramente quantitativo e monetario, sul quale ci si dovrà prima o poi confrontare in sede governativa – dal momento che 200 euro sarebbero stati una cifra certamente più dignitosa se fissata come massimale mensile – a tenere banco nel dibattito in corso, seguito alla presentazione ufficiale della card e delle sue condizioni di ammissibilità, è anche il punto relativo ai soggetti che ne saranno del tutto esclusi: oltre 6 milioni di famiglie, comprese quelle formate da un genitore separato con un solo figlio a carico, e che rappresentano una quota oramai maggioritaria dell’area del disagio sociale contemporaneo, eppure lontana in maniera siderale dai radar delle attenzioni politico istituzionali.
Dir politico Alessandro ZORGNIOTTI




