La Cei: “Preoccupati che il tema dei migranti venga affrontato solo in termini di respingimento”

0
23
minori
“People are abused because they are too young and they’ve got no voice. You know when you’re lonely and you’ve got nobody to talk to and nobody seems to care about your situation, or even ask what you’re going through. It’s whereby people don’t pay attention to the street children, to their needs. “ Aliysha* and her twin sister left home in Zimbabwe to get away from a physically abusive step-father who also kept them from going to school. They ran away to a nearby town, but had to eat food from bins and sleep in bushes. She spent six months working for a woman who then refused to pay her. Her sister eventually left for South Africa to find work and they lost contact. In 2008 Aliysha decided to try to reunite with her sister in South Africa. She was 17. On the way she was sexually assaulted by knifepoint by a man who offered her help with transportation. She eventually made it to Cape Town, but encountered xenophobia there. Aliysha says: “I know a Zimbabwean there whose house was burnt down because they did not want him here. People call us cockroaches. It is a dangerous place to be a child alone.” Aliysha eventually found help at a Save the Children supported children’s centre in Johannesburg. She’s thankful for the care and attention she has received at the centre and says it has helped to heal her. She is now documented and has a job at a local charity shop. She also supports other children at the centre.

Esprimiamo tutta la nostra preoccupazione per una soluzione del problema dei migranti solo in termini di respingimento, di contenimento e di ordine pubblico”. Puntuale, si leva alta la voce dei vescovi italiani, che intervengono sistematicamente su uno dei temi che stanno più a cuore a Papa Francesco e sui quali il messaggio della Chiesa non cambia mai, perché non può: l’accoglienza prima delle regole di ripartizione europea, il salvataggio delle vite prima delle corresponsabilità con i partner dell’Italia. Il segretario generale della Conferenza episcopale italiana, l’arcivescovo di Cagliari Giuseppe Baturi, chiarisce questi punti nella conferenza stampa di chiusura dei lavori del Consiglio permanente, rispondendo alle domande sulla stretta sui migranti e in particolare sui nuovi Cpr, la misura della cauzione e la stretta sui minori. Mons. Baturi ha sottolineato il rischio di “non fare giustizia della dignità” della persona e ha auspicato un “dialogo” tra istituzioni, Chiesa e soggetti del Terzo settore.

“È necessario che tutti i provvedimenti siano rispettosi della dignità dell’uomo, che non si protraggano ad esempio delle detenzioni oltre la misura necessaria. Poi è necessario attivare tutti gli altri percorsi perché le vite umane siano accolte, siano protette, siano promosse e siano integrate, come dice il Papa”, ha spiegato monsignor Baturi. Quindi “non si può ridurre la gestione di questo fenomeno soltanto a una misura di contenimento detentivo o in vista di una azione di rimpatrio”, chiarisce ancora il segretario della Cei.

Tornando ancora sui minori, Baturi ha spiegato che essi “hanno bisogno di maggiore tutela, così come le donne; sui minori non accompagnati è necessario avviare una riflessione con le comunità locali, con le Regioni, c’è la necessità di conoscere le loro storie individuali, di proteggerli anche con l’aiuto di staff, di figure di professionisti capaci di accompagnarli, le misure semplicemente detentive potrebbero non raggiungere lo scopo di un rispetto della dignità dell’uomo. Su questo penso che è possibile un dialogo con la società civile, con la Chiesa, con le autonomie locali, con il mondo del Terzo settore”.