Anche il Piemonte è sempre più aperto all’ipotesi dell’arrivo della casa automobilistica Dongfeng, tanto che la Giunta Cirio di centrodestra ha candidato un paio di siti industriali fra i tanti (troppi) in dismissione e si appresta ad accogliere una delegazione del Dragone asiatico in arrivo sotto la Mole per il salone dell’auto
Il caso della Svezia, dove Volvo Car – controllata dai cinesi di Geely – ha rallentato il cammino della transizione all’elettrico integrale entro il 2030, optando per la più moderata soluzione ibrida
Per intanto, a Torino rimane gravissima la condizione recessiva degli stabilimenti di Stellantis, con l’avvio del nuovo modello di 500 che sarà messo in produzione solo dal 2026 e un’offerta annuale di veicoli stimata in appena 20.000 unità, che si traducono in ulteriore cassa integrazione a zero ore
L’Italia da Cernobbio, per voce del Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, chiederà alla seconda Commissione von der Leyen di anticipare ai primi mesi del nuovo anno il procedimento di revisione delle regole comunitarie oggi troppo incentrate sul passaggio all’elettrico puro entro la prossima decade.
Se non vi sarà una attenuazione delle pressioni più integraliste su questo capitolo decisivo, l’esponente del Governo Meloni prevede una tendenza allo smantellamento ineluttabile di interi complessivi segmenti manifatturieri. Esattamente come si sta profilando per Audi e Volkswagen, nei cui stabilimenti sono a rischio migliaia di occupati, con ripercussioni che potrebbero colpire i nostri distretti dell’automotive al netto dei processi di diversificazione tecnologica e commerciale che le relative aziende hanno nel frattempo intrapreso.
Sullo sfondo di questi scenari, si stagliano i dazi da tempo annunciati da Ursula von der Leyen per (cercare di) tutelare la sovranità automobilistica del vecchio Continente. Sovranità oramai soltanto più teorica, dal momento che a oggi il Dragone asiatico appare consolidato e acquisito come investitore diretto strategico nel campo delle quattroruote in Nazioni fondamentali come Polonia, Ungheria, Svezia e Spagna, Paese quest’ultimo dove gli interessi di Pechino si sono estesi all’idrogeno verde come fattore produttivo strumentale per la generazione di batterie e semiconduttori.
A tale appello manca ancora l’Italia, a causa del veto opposto da Stellantis che però non sta portando in dote, in contropartita di ciò, una maggiore capacità produttiva di autoveicoli, che il Governo vorrebbe riportare sopra l’asticella numerica del milione di unità con l’innesto di componenti e “pezzi” apportati in maggioranza da subfornitori locali prima che esteri.
Di fronte a uno stallo che si protrae praticamente dall’insediamento dell’attuale Governo, sebbene quest’ultimo abbia sbloccato un miliardo di euro per rinnovare il parco veicolare nazionale, le Istituzioni si dichiarano pronte ad aprire le porte delle proprie aree industriali agli investitori del colosso asiatico: Dongfeng sarà infatti a Torino la settimana prossima in occasione della riedizione del salone torinese dell’auto, per visionare eventualmente i siti e gli impianti dove potrebbero trovare posto i veicoli cinesi da industrializzare nel Belpaese.
Dir politico Alessandro Zorgniotti




