È una buona notizia perché sappiamo tutti cosa significherebbe consegnarla alla “giustizia” ungherese, in un Paese dove lo Stato di diritto non esiste e dove proprio Salis è stata incatenata come un animale, sottoposta a condizioni disumane e umilianti.
Revocarle l’immunità significava condannarla, di fatto, a una prigione a vita senza alcuna garanzia di un processo giusto.
E questo a prescindere dalle simpatie o antipatie verso Ilaria Salis, a prescindere da quello che ognuno pensa delle sue idee.
Con buona pace di chi, come Donzelli e Salvini, tifava per la revoca e avrebbe voluto vedere Ilaria Salis marcire in carcere. Gli stessi che ogni giorno fanno di tutto per impedire che Santanché, Nordio e Piantedosi vengano processati qui, in Italia.
Non si fidano dei magistrati italiani, ma di quelli ungheresi, controllati dal Governo, sì. Che pena.


