Nella riunione di giovedì a Firenze, la Banca centrale europea (BCE) ha deciso di lasciare invariato il tasso sui depositi al 2%, confermando anche i tassi sui rifinanziamenti principali al 2,15% e sui prestiti marginali al 2,40%.
La scelta segue il taglio di un quarto di punto effettuato a giugno e la successiva pausa nelle riunioni di luglio e settembre. Da quando il ciclo di allentamento è iniziato, nel giugno 2024, la BCE ha ridotto complessivamente i tassi di due punti percentuali, passando dal 4% al 2%.
La decisione è stata ampiamente prevista dagli analisti, coerente con il messaggio più recente dei responsabili politici: la politica monetaria, hanno ribadito, è “in buono stato”. L’istituto guidato da Christine Lagarde preferisce ora attendere le proiezioni economiche di fine anno, che includeranno anche la prima stima dell’inflazione per il 2028.
Economia in lieve ripresa, ma con rischi esterni
Secondo la BCE, l’economia dell’eurozona ha mostrato una crescita dello 0,2% nel terzo trimestre, meglio delle aspettative. L’inflazione, invece, è risalita al 2,2% in ottobre, dopo mesi di rallentamento.
“La crescita è proseguita nonostante il contesto globale difficile”, ha spiegato la BCE nella nota ufficiale. “Il mercato del lavoro robusto, i bilanci solidi e i precedenti tagli dei tassi continuano a sostenere la resilienza dell’economia”.
Tuttavia, le prospettive restano incerte. La BCE cita tra i principali rischi le tensioni geopolitiche, le controversie commerciali globali e l’eccessivo rafforzamento dell’euro legato al ciclo di tagli dei tassi della Federal Reserve, che mercoledì ha ridotto ancora di un quarto di punto il proprio tasso di riferimento.
Anche i ritardi delle misure fiscali in Germania e la crisi di bilancio francese vengono indicati come possibili fonti di instabilità interna.
Un contesto di pausa anche per le altre banche centrali
La BCE è stata la seconda grande banca centrale a lasciare invariati i tassi questa settimana, dopo la Banca del Giappone, che ha mantenuto il suo tasso principale allo 0,5%.
La decisione arriva alla vigilia dei dati Eurostat sull’inflazione di ottobre, attesi per il 31 ottobre: l’inflazione complessiva dovrebbe restare stabile o in leggero calo rispetto a settembre, mentre quella “core” – che esclude energia e alimentari – dovrebbe attestarsi al 2,3% su base annua, lievemente sotto il 2,4% del mese precedente.


