La crisi della moda è finalmente finita?

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Quand’è che si comincia a guarire?

Quando le ferite si rimarginano o quando smettono di sanguinare? Una domanda filosofica che, per un verso o per l’altro, avrà attraversato la mente di diversi analisti nel confrontare i risultati dei principali gruppi della moda nel terzo trimestre del 2025 che è andato da luglio a settembre.

I titoli più enfatici della stampa parlano già di una svolta nella crisi, gli analisti parlano di “barlumi di speranza” e “cauti ottimismi” ma la verità è che il settore del lusso si trova ancora nel mezzo di una transizione in cui le vendite si sono stabilizzate o comunque hanno smesso di calare ma dove i macro-problemi che hanno causato la crisi sono rimasti sostanzialmente immutati, particolarmente con riguardo alla Cina.

Più che conclusa, la crisi sembra finalmente sotto controllo.

Tra l’inflazione, le tensioni geopolitiche e un calo della fiducia dei consumatori, i principali gruppi europei hanno registrato performance miste. I gruppi più piccoli e “centrati” con portafogli brand meno estesi ma molto forti singolarmente come Hermès, Zegna e il Gruppo Prada hanno retto più o meno bene mentre le difficoltà sono proseguite, in modo più lieve, per i due giganti LVMH e Kering, dove la dispersione delle risorse in portafogli di brand molto più ramificati hanno dato risultati inferiori i quali sono stati controbilanciati da altri business collaterali che non riguardano nello specifico gli ambiti di moda e pelletteria.

In generale, le divisioni core di moda, pelletteria e accessori che abbiamo tenuto in considerazione da sole per quanto possibile, hanno visto traiettorie miste con crescite organiche o a cambi costanti che variano dal negativo lieve al positivo robusto.

Confrontando i risultati dei sei principali protagonisti del settore (LVMH, Kering, Ermenegildo Zegna Group, Prada Group, Hermès e Salvatore Ferragamo) si nota che nel complesso il settore ha visto un rimbalzo positivo nei canali diretti e in mercati come Europa e No.