La democrazia è finita nel non voto

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Ma si può considerare ancora una democrazia se la maggioranza assoluta del popolo italiano non va più a votare? Abbiamo davanti agli occhi tre tornate elettorali in tre regioni assai diverse, le Marche, la Calabria e la Toscana che hanno premiato i governi regionali uscenti: nelle Marche ha vinto la destra col presidente di destra, in Calabria ha vinto il centro-destra con un presidente di centro, in Toscana ha vinto la sinistra, più l’apporto marginale dei 5Stelle, con un presidente di sinistra.

Ma in tutte e tre le regioni c’è un filo comune: la maggioranza dei cittadini non è andata a votare. Anche in regioni famose per l’alta affluenza elettorale, come la Toscana.

Ma si può ancora definire una democrazia se il popolo sovrano a maggioranza assoluta diserta le urne? Un tempo l’Italia era uno dei paesi col più alto tasso di partecipazione politica ed elettorale. Si votava per tre grandi ragioni: per convinzione, per convenienza e per impedire la vittoria del nemico. Per convinzione, perché era forte la motivazione ideale e ideologica, oltre che politica. Per convenienza perché era diffuso il voto clientelare di scambio e il voto per interesse. E poi si votava per timore che vincesse il nemico.

Il Paese che andava poco a votare, la metà del suo elettorato non andava alle urne, era gli Stati Uniti, che pure era considerato il paradigma della democrazia. Ma la giustificazione era rassicurante: non c’era il timore che vincesse l’avversario perché si pensava che comunque non era in pericolo la democrazia, non c’era il rischio di fuoruscita dal sistema.

Ma la ragione per cui in Italia, e in Europa, si vota sempre meno, oggi non è quella, ma un’altra: è la persuasione che la politica, nonostante la forte contrapposizione tra le forze in campo, non cambi le sorti di un paese; ci sono poteri sovrastanti ai governi sovrani e il campo di decisione della politica si è molto ristretto.

Inoltre la politica ha deboli motivazioni ideali e politiche – il voto per convinzione – e non riesce a garantire vantaggi ai singoli elettori – il voto per convenienza.

Marcello Veneziani