La giustizia allegra

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Chi scrive non è sospettabile di simpatie juventine, come non lo è Mourinho, ma con l’abituale coraggio l’allenatore della Roma ha detto quel che molti pensano: il folle andirivieni della giustizia sportiva sta compromettendo la regolarità del campionato (splendido Napoli a parte, s’intende)

La Juve potrà anche averne fatte più di Bertoldo e meritare centomila punti di penalizzazione, ma non è serio togliergliene quindici, poi restituirglieli e poi ritogliergliene dieci, oltretutto un’ora prima di una partita. Sembra la versione giudiziaria del waterboarding, la tortura dell’annegamento simulato. E le conseguenze di questo stillicidio non le pagano solo gli juventini, dei cui malumori si è fatto portavoce Allegri. Le pagano anche i giocatori e i tifosi delle altre squadre, che, vedendo la Juve salire e scendere in classifica come una pallina impazzita, non sanno più su quali obiettivi puntare.

Sarebbe bastato un minimo di buonsenso. Sarebbe bastato congelare le sentenze fino al termine del torneo e armonizzare le varie inchieste, così da emettere un verdetto complessivo e chiaro. Invece, a livello sportivo, si ripropone in forma grottesca il vizio che tanti imprenditori stranieri e semplici cittadini imputano alla nostra giustizia ordinaria: l’incertezza e l’illogicità dei meccanismi processuali, che paralizzano qualsiasi iniziativa e soffocano il desiderio di investire soldi ed emozioni in un paese dove da secoli l’unico a vincere sempre lo scudetto è Azzeccagarbugli.

Massimo Gramellini