Le politiche economiche di Donald Trump non solo hanno riscritto le regole del commercio internazionale, ma stanno mettendo a dura prova la stabilità economica mondiale
Il suo approccio aggressivo, fatto di dazi e ritorsioni, ha avuto come primo obiettivo la Cina, ma oggi l’Europa è nel mirino, con l’intento evidente di indebolire l’Unione Europea. Il presidente americano, infatti, ha avviato una serie di sanzioni economiche che non solo creano disagi alle industrie, ma hanno anche un impatto diretto sui lavoratori e sulle classi più vulnerabili.
L’Europa, da parte sua, ha risposto, ma la sua reazione non è semplice. Da un lato, ci sono le sanzioni contro l’acciaio e l’alluminio, ma dall’altro si cerca di evitare un’escalation che possa danneggiare ulteriormente le economie europee, già provate dalla pandemia e dalle sfide interne.
Paesi come l’Italia e la Polonia sono riluttanti ad applicare dazi, temendo che una guerra commerciale possa innescare una spirale di difficoltà economiche e disoccupazione.
Tuttavia, la risposta dell’Europa deve andare oltre la difesa dei propri interessi. Questa guerra commerciale, in fondo, non è solo una battaglia di dazi, ma una battaglia per la pace economica. La finanza, se interpretata come uno strumento di cooperazione e sviluppo, può essere un motore di benessere per tutti. Ma quando viene utilizzata come mezzo per guadagnare potere e dominare, come fa Trump, le sue conseguenze sono devastanti. La finanza non deve essere speculazione, ma uno strumento per la crescita equa e condivisa.
In questo contesto, non possiamo ignorare che la guerra commerciale ha ricadute concrete sulle industrie, che vedono crescere i costi di produzione, e sulle persone, che rischiano di subire licenziamenti o contratti precari a causa delle incertezze economiche. Le ricadute non si limitano solo ai paesi più poveri, ma anche a quelli sviluppati, come i membri dell’Unione Europea.
L’idea di svalutare l’euro per contrastare i dazi imposti dagli Usa potrebbe alleviare alcuni danni, ma rischia anche di aggravare la situazione per le economie già fragili e mettere a rischio la stabilità della moneta unica.
La pace economica non può essere raggiunta con la divisione, ma solo attraverso la collaborazione internazionale. In questo periodo di crescente tensione, l’Europa dovrebbe ricordare che l’unico modo per vincere questa battaglia è proteggere i valori di solidarietà e giustizia sociale, creando un’economia che non sia solo orientata al profitto, ma al benessere collettivo. In fondo, la vera sfida non è solo contrastare i dazi, ma costruire un mondo in cui la finanza e l’economia siano strumenti di pace, non di guerra.
cav. Giuseppe PRETE



