L’allarme è stato lanciato da tutte le maggiori organizzazioni internazionali, dall’Unicef, alla Fao, passando per l’Onu. Le aree più vulnerabili sono quelle in via di sviluppo e quelle da sempre a rischio carestia: gran parte dei paesi africani, passando dall’area meridionale dell’Asia e spingendosi fino all’America centrale e del sud. Paesi come la Nigeria, lo Sri Lanka, rimasto praticamente a secco di denaro per l’acquisto di cibo, e lo Yemen, fortemente dipendente dall’estero per i cereali e quindi molto vulnerabile a un aumento dei prezzi.
Poi c’è il Libano, l’Etiopia dove la siccità ha ucciso 220 mila unità di bestiame, il Sudan che fa i conti con un’inflazione annua superiore al 250%, e Haiti con il 22% dei bambini che soffrono di malnutrizione cronica. E non è solo la chiusura dei porti russi e di quello di Odessa, con le navi cariche di tonnellate di grano bloccate ai moli, ad aver determinato questa situazione.



