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La liberazione degli ostaggi e il fronte mediatico

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Come se gli israeliani fossero persone come noi, mentre i palestinesi no. È sempre stato così e se siamo arrivati ad un genocidio, è anche per questo. Per la disonestà intellettuale dell’informazione e della politica occidentale che da decenni applica un vergognoso doppio standard. Le classi dirigenti occidentali tifano da sempre per Israele, in parte perché influenzati o addirittura corrotti dalla lobby sionista, in parte per conformismo viscerale e in parte per esigenze di carriera.

Essere pro Israele è come un prerequisito per raggiungere certe cariche in democrazie apparenti dove comandano soldi e network privilegiati. Un tifo altolocato ottuso che ha garantito ad Israele protezione politica e totale impunità. Presunti giornalisti e politicanti si sono dimenticati per decenni del dramma palestinese limitandosi a tirare fuori le bandiere israeliane in occasione di qualche strage impossibile da ignorare. Decenni a spacciare Israele come vittima invece che carnefice, come aggredito invece che aggressore, come democrazia modello invece che regime di apartheid.

Uno stato col sacrosanto diritto di esistere e di difendersi mentre ai palestinesi spetta solo quello di soffrire in silenzio. Israeliani persone civili come noi, palestinesi incivili e in quanto nemici, tutti terroristi. E se siamo arrivati addirittura ad un genocidio, è anche per questo. Decenni di copertura propagandistica hanno permesso all’ideologia sionista di radicarsi e dilagare, al punto che al seguito del 7 ottobre pensavano di avere le spalle talmente coperte da potersi permettere di sfogare apertamente il loro sogno di pulizia etnica. Senza freni inibitori, sotto agli occhi del mondo intero. E se fosse stato per le classi dirigenti occidentali, l’avrebbero fatta franca anche questa volta.

Presunti giornalisti e politicanti ci hanno messo mesi e mesi solo per ammettere cosa stava succedendo a Gaza, perfino le starlette dello spettacolo hanno resistito fino all’ultimo per paura di perdere followers e contratti. Se il vento oggi è radicalmente cambiato, si deve alla società civile di tutto il mondo che ha detto basta a questa ignobile ipocrisia costringendo le classi dirigenti a smuoversi e facendo crollare un rodato sistema di potere. E quando la stessa società civile prima o poi entrerà nei palazzi, chiuderà rubinetti e porte ad Israele mettendo a rischio la sua sopravvivenza dato che dipende dall’Occidente. Il sionismo ha capito benissimo i rischi che corre ed ha reagito aprendo il fronte mediatico. Non ha cioè nessuna intenzione di cambiare una virgola della sua politica di annessione e pulizia etnica. Quello che invece vuole cambiare è come il mondo percepisce quanto combina, vuole tornare a manipolare l’opinione pubblica a suo favore in modo da riconquistare appoggi ed impunità. Negli Stati Uniti la lobby sionista lotta già da mesi per arginare una clamorosa perdita di consensi, sono arrivati a pagare migliaia di dollari i giovani influencer per un singolo post a loro favore. Netanyahu in persona ha dichiarato che quello mediatico è il fronte più strategico adesso. I retroscena confermano come la lobby sionista abbia tentato fino all’ultimo di tenere Charlie Kirk dalla sua parte a suon di dollari e pressioni, e spicca la clamorosa scissione e poi acquisizione del Tik Tok americano. Che non è un social per ragazzini, ma è dove si forma davvero l’opinione pubblica oggi, è il mezzo con cui le vittime palestinesi del genocidio lo hanno raccontano al mondo.

E la censura sionista è già iniziata. Netanyahu ha anche definito Musk un amico e X un’altra trincea in cui combattere. Del resto i media mainstream che il sionismo controlla da decenni, non li caga più nessuno a furia di prostituzione lobbistica. Vogliono mettere le mani su internet, vogliono mettere le mani nella testa della gente occidentale invece che smetterla di perseguitare i palestinesi e rispettare il diritto internazionale. Ed è anche per questo che sterminano giornalisti palestinesi, perché combattenti in prima linea sullo strategico fronte mediatico. Del resto lo abbiamo appreso il secolo scorso, per i regimi la propaganda capillare è essenziale. E una volta che ti controllano, guai a chi si discosta di un millimetro dalla linea ideologica. È sempre stato così e se siamo arrivati ad un genocidio, è anche per questo. Vanno allora bene le lacrime per la liberazione degli ostaggi, ma per tutti, anche per quelli palestinesi.

Certi doppi standard e certe ipocrisie ormai sono davvero stomachevoli. Quanto a noi vituperata società civile, siamo la chiave di svolta oggi come sempre. Dobbiamo impedire di farci manipolare, doppiamo rimanere svegli e lottare finché la politica rispecchierà le nostre consapevolezze. Finché anche in Medioriente invece di tifare e pensare alla poltrona, la politica torni a svolgere il suo ruolo impegnandosi a costruire un futuro di pace, di vera democrazia e di diritti umani per tutti.

(Tommaso Merlo)